Numeri e sempre numeri…

blog-lampedusaNella mattinata di sabato scorso, in 221, dei circa 1300 migranti soccorsi nella notte a 30 miglia dalle coste libiche, sono portati a Lampedusa. Tra questi anche l’ennesima vittima dell’ennesimo assurdo esodo che si conclude, apparentemente, in serata con l’arrivo di altri 108. Numeri che indicano il giorno e l’ora, la distanza, la quantità, numeri che purtroppo sono incerti quando si tratta di morti. L’ondata di sbarchi, iniziata proprio il giorno di Pasqua, quando circa 1500 migranti avevano tentato di attraversare il mare in cerca di salvezza, sembra ancora non arrestarsi.

Non si tratta di sterili numeri ma di uomini, di profughi siriani ed eritrei, fra loro molte donne incinte e anche tanti bambini, tutti in fuga dalle loro terre, verso l’Italia, per mare e con instabili imbarcazioni. La loro richiesta d’aiuto, raccolta dalla centrale della Guardia Costiera, ha fatto scattare nuovamente le operazioni di recupero, anche questa volta a poche miglia dalla Libia, in un tratto di mare lontanissimo da Lampedusa, che resta pur sempre la “terra italiana” più vicina. Per questi numeri adesso è la Sicilia a essersi finalmente avvicinata e tutte le unità navali impiegate per il loro trasferimento raggiungono, infatti, i porti di Augusta, Pozzallo e Porto Empedocle. Le unità più piccole andate a loro supporto si fermano invece a Lampedusa e noi, pronti di giorno come di notte, dopo essere avvertiti, ci ritroviamo in attesa del loro arrivo sul piccolo attracco di molo Favarolo. Scendono a uno a uno dalla motovedetta, in silenzio… un silenzio che fa sempre a ogni sbarco tanto rumore ma che nessuno sembra voglia ascoltare. Semplici operatori, volontari, parrocchiani, siamo lì anche solo per un sorriso, a portare qualcosa da bere e da mangiare, per accertarci che stiano bene, ma la vista di questi uomini tutti infreddoliti perché bagnati e scalzi, fa gelare il cuore. Accettano con un “grazie” quanto gli viene offerto e in fila, sempre in silenzio, salgono sul pulmino per raggiungere il centro di prima accoglienza.

Dopo quei minuti così movimentati noi non li vediamo più. Intanto recuperiamo tutto del loro breve passaggio, le scatole con dentro i biscotti adesso sono più leggere ma saranno riempite nuovamente perché il mare in questo periodo è più calmo. In tutti c’è però la speranza che non sia più necessario, vorremmo che nessuno fosse costretto a lasciare la propria casa, vorremmo dargli un’alternativa, vorremmo che avessero una possibilità in più nella propria terra. Ma i lampedusani possono solo fare questo! L’isola è solo una piccola sosta, a giorni, infatti, continueranno il loro viaggio e chissà dove arriveranno e se qualcuno ricorderà il nostro sorriso che, invece, anche se per poco, a loro il cuore forse lo avrà scaldato. Solo il giorno dopo, la notizia di un barcone che si capovolge con nove morti con il conteggio finale che rileva l’arrivo di circa 6000 migranti tra il 10 e il 12 aprile, cattura l’attenzione di chi ormai si è abituato ai numeri nonostante sappia che dietro a quelli grossi c’è chi fa enormi affari sia da questa sia dall’altra sponda.

Maria Veronica Policardi

Operatrice Ai.Bi. a Lampedusa

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