Nuove speranze per fermare l’Alzheimer

Differenti studi clinici e sperimentazioni di nuovi farmaci si stanno dimostrando particolarmente efficaci nel contrastare l’Alzheimer e prevenire la malattia anche diversi anni prima che compaia

L’Alzheimer è una sfida crescente per una popolazione sempre più longeva. Basti pensare che nel mondo si stima ne soffrano 55 milioni di persone, destinate a triplicare antro il 2060. Mentre farmaci come Leqembi e Kisunla sono stati approvati per rallentare la malattia nelle fasi iniziali, la ricerca si spinge oltre con alcuni promettenti risultati.

Il nuovo farmaco preventivo

Alla Washington University School of Medicine di St. Louis si sta testando un farmaco preventivo su giovani adulti ad alto rischio genetico, con l’obiettivo di fermare la malattia prima della comparsa dei sintomi.

Il test

Il Primary Prevention Trial arruolerà 250 partecipanti tra i 18 e i 25 anni con una storia familiare di Alzheimer precoce, spesso legata a mutazioni nei geni APP, PSEN1 e PSEN2. Tra loro c’è Hannah Richardson, 24 anni, la cui famiglia è segnata da generazioni dalla malattia. “Mio nonno è morto di Alzheimer, così come sua madre e tutti i suoi fratelli tranne uno”, racconta.
I partecipanti riceveranno un placebo o il farmaco sperimentale remternetug, sviluppato da Eli Lilly. Questo anticorpo monoclonale viene somministrato con un’iniezione sottocutanea ogni tre mesi, un’alternativa ai trattamenti attuali che richiedono infusioni frequenti. L’obiettivo è prevenire l’accumulo di placche beta-amiloidi, ritenute responsabili della malattia.
Eric McDade, ricercatore principale dello studio, sottolinea l’importanza di intervenire precocemente: “Abbiamo assistito a enormi progressi nel trattamento della malattia di Alzheimer negli ultimi anni”.

Una nuova speranza dal centro di ricerca del Canada

Un’altra promettente terapia è quella sviluppata dal Centre for Addiction and Mental Health (CAMH) canadese, che si è dimostrata in grado di ripristinare la memoria e favorire la crescita di nuove connessioni neuronali, fondamentali per l’apprendimento e il mantenimento delle capacità cognitive”. Al momento il farmaco è stato testato sui topi, dimostrando una buona efficacia nel ripristinare le capacità mnemoniche nei topi con malattia in fase iniziale, ma mostrando alcuni benefici anche nei topi con malattia più avanzata
Nel corso del 2025 è previsto l’inizio della sperimentazione del farmaco, chiamato GL-II-73, sull’uomo.