Oblio oncologico: c’è il sì della Camera all’unanimità

Approvato senza voti contrari il documento che definisce il diritto delle persone guarite da un tumore a non fornire informazioni sulla loro malattia passata e non venire discriminate nell’accesso ai servizi finanziari e assicurativi, nonché nelle procedure di Adozione di minori

Per una volta non ci sono state divisioni politiche di sorta alla Camera dei Deputati, che ha approvato all’unanimità il documento contenente le “Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche”.
Utilizzando termini più comuni e conosciuti: si tratta delle norme sul cosiddetto “oblio oncologico”.

La Camera approva il documento sull’oblio oncologico

Nella definizione riportata nel testo, si tratta del “diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni in merito alla loro pregressa condizione patologica nell’accesso al lavoro e ai servizi bancari, finanziari e assicurativi e nell’ambito delle procedure di adozione di minori”.
Una precisazione importante, quest’ultima, che prende in considerazione un aspetto molto dibattuto e sul quale anche Ai.Bi. è tornata più volte, anche riportando la voce di personaggi noti che si sono trovati ad avere a che fare con le difficoltà e gli ostacoli di accesso all’adozione per chi ha avuto in passato una malattia come il tumore, per quanto sia guarita da anni.

Oblio oncologico e adozione

Sul tema dell’adozione è, in particolare, l’articolo 4 a definire le nuove disposizioni, che prevedono che “le indagini concernenti la salute dei richiedenti non possono riguardare la diagnosi di patologie oncologiche dopo la guarigione, qualora siano trascorsi dieci anni dalla conclusione del trattamento terapeutico, ovvero cinque anni per i pazienti per i quali la diagnosi sia stata formulata prima dei diciotto anni di età”.
Viene anche precisato che “in nessuna fase della procedura finalizzata all’adozione” i richiedenti siano tenuti a fornire informazioni sul loro patologie passate (tenendo fermi i limiti di 10 anni senza recidive o 5 anni per chi ha avuto una diagnosi quando era minorenne), né che “tali informazioni possono essere oggetto di accertamento e valutazione”.
Per tutelare il rispetto di queste disposizioni, viene istituita presso il Ministero della Salute la “Consulta per la parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche”, che sarà composta in modo da rispettare la parità di genere e “da assicurare la presenza di rappresentanti delle autorità di vigilanza sui servizi bancari e assicurativi, della commissione per le adozioni internazionali, delle associazioni familiari a carattere nazionale e di persone di comprovata esperienza nelle materie oggetto della presente legge”.
Il documento passa ora all’analisi del Senato, ma la votazione della Camera che ha visto approvare la proposta di legge con 281 sì e nessun voto contrario, fa presumere che non dovrebbero esserci ostacoli per una definitiva approvazione della misura.