Pace fiscale per i contribuenti: prima rata posticipata al 31 ottobre

All’interno del “Decreto bollette” il Governo ha rivisto alcuni dei termini riguardanti la cosiddetta “pace fiscale”. Posticipate le date entro cui aderire alla definizione delle liti pendenti (30 settembre) e per pagare la prima rata di quanto dovuto (31 ottobre)

Nell’ultima legge di bilancio, il Governo ha previsto anche una pace fiscale per le infrazioni e l’omissione di adempimenti di “natura formale” (ovvero che non incidano sul calcolo della sanzione stessa: per esempio una dichiarazione non conforme; l’incompleta comunicazione dei dati del contribuente: ecc.). Ora, all’interno del “decreto bollette” ha rivisto alcuni termini e, soprattutto, ha posticipato la data entro la quale dovrà essere versata la prima rata di quanto dovuto da chi aderirà all’iniziativa: il 31 di ottobre, anziché il 31 marzo. Inoltre, è stato spostato anche il termine per l’adesione alla definizione delle liti pendenti, passata dal 30 giugno al 30 settembre 2023.

Pace fiscale: prima rata entro il 31 ottobre

Il decreto specifica anche che sono escluse dalla “pace fiscale” le “violazioni rilevabili in sede di controllo automatico delle dichiarazioni dei redditi e di dichiarazioni IVA, nonché quelle definibili mediante la regolarizzazione delle violazioni formali”.
Come era già stabilito, la cifra da pagare sarà di 200 euro per ciascuno dei periodi di imposta relativi agli inadempimenti, suddivisi in due rate da 100 euro l’una.
Nulla cambia, invece, per quanto riguarda la rottamazione delle cartelle, altra misura prevista nella Legge di Bilancio. In questo caso, i termini rimangono fissati al 30 aprile per la presentazione dell’istanza di rottamazione, mentre entro il 30 giugno saranno comunicati i debiti che potranno essere effettivamente rottamati, dopo il controllo dell’ADER.
I pagamenti dovranno avvenire entro il 31 luglio per chi pagherà in un’unica soluzione, o a rate secondo il piano che gli utenti possono indicare in fase di richiesta di rottamazioni.

Scudo penale per chi aderisce alla pace fiscale

Per “blindare” la pace fiscale, il Governo ha introdotto anche uno scudo penale, che prevede, per alcuni reati tributari, la non perseguibilità se il contribuente trova un accordo con il Fisco. L’area temporanea di non punibilità è inoltre estesa a tutto il periodo in cui viene effettuato il pagamento e non solo, com’era in precedenza, all’apertura del dibattimento. In questo modo possono rientrare nello scudo anche i contribuenti che pagheranno le somme dovute a rate.