Pagare il nonno col bonus baby sitter? In teoria è possibile. In pratica no

Ai centri estivi accompagnatori solo sotto i 60 anni. Questo esclude di fatto tutti i nonni. Ma questo indebolisce i legami

Pagare il nonno o la nonna con il bonus baby sitter varato dal Governo per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus? In linea teorica si può fare: il bonus ricevuto dal genitore che ha fatto richiesta può infatti essere impiegato per pagare chiunque si sia registrato come baby sitter, quindi anche un parente. Ma questo, per l’appunto, in teoria. All’atto pratico non sarà possibile. A meno di avere nonni giovanissimi. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha infatti approvato all’unanimità, nei giorni scorsi, con il supporto degli uffici di prevenzione dei Dipartimenti di Sanità pubblica, l’aggiornamento e l’integrazione alle “Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive” per la seconda fase dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Le nuove linee guida per le riaperture stilate dalle Regioni vengono inviate al Governo, che potrà così aggiornare il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla Fase 2 e integrare le disposizioni già adottate. I temi e i settori che vengono considerati sono diversi. Tra questi c’è anche quello dei centri estivi e dei servizi per l’infanzia.

Pagare nonno con bonus baby sitter: dove casca l’asino. Anzi, il nonno…

E qui casca l’asino. O, per meglio dire, l’incolpevole nonno. Le regole per i centri estivi e i servizi per l’infanzia prevedono infatti delle zone di accoglienza per gli accompagnatori, parenti o per le baby sitter. Tutti, però, non potranno avere più di 60 anni. Una raccomandazione necessaria per preservare la fascia d’età che, dati alla mano, ha dimostrato di essere la più esposta ai rischi del contagio. I bambini, comunque, dovranno portare sempre la mascherina e giocare suddivisi in gruppi.

Quella dei nonni che non potranno accompagnare i nipoti ai centri estivi, però, è una regola che interrompe un’usanza radicata in molte famiglie italiane, dove, d’estate, i genitori lasciavano proprio ai nonni il testimone di accompagnare i pargoli nelle attività ricreative. Un’usanza importante per rafforzare il legame tra nonni e nipotini. Che invece sarà, per quest’anno, cancellata. Facendo, al contempo, sentire vecchio anche chi, per gli standard attuali, vecchio di fatto non è. In una società in cui l’età media si alza i neo-sessantenni non sono di certo considerabili come anziani. Non, per lo meno, nel senso canonico del termine. Eppure così sarà. E il 2020 resterà negli annali come un anno che ha scavato un solco tra due generazioni, quella dei nonni e quella dei nipoti, storicamente vicine. Così, dopo una primavera separati dal lockdown, nonni e nipotini dovranno vedersi “distanziati” anche durante l’estate. Una scelta corretta? Forse dal punto di vista sanitario. Dal punto di vista umano molto meno.