Paolo Genovese (regista di ‘Per sempre’) e l’affido: “Un giorno mi piacerebbe provare questo amore”

genoveseNon escludo un giorno di fare anch’io l’affido”. A parlare è Paolo Genovese che dopo il grande successo riscosso al 73 mo Festival del Cinema di Venezia con il corto “Per sempre” (in cui la protagonista, Giulia Bevilacqua vive la sua esperienza di affido) si lascia andare a piccole confessioni con Ai.Bi., Amici dei Bambini.

L’idea di fare questo corto sull’affido nasce dall’esperienza di una mia cara amica – racconta – ma sento che quello che ho fatto non è sufficiente. E’ come avere piantato un seme che sta germogliando e che deve dare ancora i suoi frutti migliori”

“Il grande successo riscosso al Festival di Venezia – continua –  mi rende orgoglioso di avere affrontato una tematica molto delicata e interessante ma nonostante ciò poco trattata dai media”.

Io sono padre di tre figli – confida –, ma sono rimasto molto colpito un giorno dalla lettura di una pagina di giornale che parlava di questo istituto di diritto familiare. La straordinarietà è che possono essere affidatari famiglie classiche, coppie e single. Ed è,  soprattutto, un gesto d’amore davvero di generosità straordinaria”. 

Quasi un paradosso: il titolo “Per sempre” per un affido che è per sua natura temporaneo. “A me colpisce questa assoluta generosità, il fatto di voler dare in quel momento a quel bambino per quel tempo stabilito. C’è una possibilità enorme di farlo, in un momento come questo gesti del genere sono significativissimi. Quell’amore che provi per quei mesi, quegli anni resta per sempre nel cuore di chi si affida e chi assume la responsabilità”.

C’è qualcosa del suo vissuto in questa scelta? “So quanto mi richiedono in termini di attenzioni, cure e ‘presenza’  i miei tre figli e so quanti bisogni abbiano. Ma so, anche, quanto serva una famiglia anche transitoria. Per questo, un giorno mi piacerebbe provare questo amore”.