Pazienza i costi del Paese, ma i costi delle associazioni…!

Paola scrive:
I costi per le adozioni internazionali sono altissimi: pazienza i costi del Paese di provenienza del minore (lì comandano loro), ma i costi delle associazioni…! A mio avviso dovrebbero chiedere il costo in base al reddito di chi vuole adottare! So che in una Regione del Nord, facendo tutto quello che fa un’associazione, chiedono l’importo (escluso il Paese) in base al reddito. Se facessero così tutte le associazioni, probabilmente ci sarebbero più adozioni internazionali!

Cara Paola,

la regione a cui si riferisce immagino sia il Piemonte, unica regione italiana ad avere dato vita a un ente pubblico regionale per le adozioni internazionali, l’ARAI.

Questo esperimento merita senz’altro di essere preso in considerazione, anche se temo che, con qualche dato in più, le conclusioni a cui giunge nella sua lettera potrebbero rovesciarsi. È vero infatti che l’ARAI richiede alle coppie un pagamento in base al reddito, ma la invito appunto a tenere conto di un paio di altri elementi.

Un semplice dato numerico dovrebbe bastare a fare il punto della situazione. Nel 2011 la stessa ARAI ha concluso 33 adozioni, dato facilmente recuperabile dal sito ufficiale dell’ente. Se teniamo conto del fatto che questo dato è pari ai livelli più bassi ottenuti nello stesso anno da parte dei 66 enti autorizzati italiani, dei quali soltanto 11 hanno concluso più di 100 adozioni di bambini stranieri, allora credo non si possa concludere altro che l’esperimento non sia particolarmente riuscito.

Molto meglio, a mio avviso, se la Regione Piemonte impiegasse i fondi con i quali viene finanziato l’ente pubblico per dare un bonus a tutte le coppie adottive del proprio territorio, abbattendo sì in questo modo il costo dell’adozione per le famiglie che vi si avvicinano. Costo che, in media, si aggira verso i 18-20mila euro, se non di più.

Sarebbe inoltre rispettato un altro sano criterio di buona gestione: ognuno faccia, al meglio possibile, il proprio mestiere. Credo che quello delle Regioni, che hanno molti compiti gravosi da affrontare con sempre meno risorse, non comprenda l’improvvisarsi ente autorizzato.

Concluderei la mia risposta dicendo l’aumento delle adozioni internazionali e la soluzione agli alti costi risiedono in una riduzione del numero di enti fino a una quota ragionevole, pari a 20. Questo farebbe sì che si inneschi un’economia di scala, capace, aumentando il numero di adozioni per ente, di abbassare il costo di ogni singola adozione.

Antonio Crinò, Direttore generale di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini