Perché è necessaria una legge per salvare il Sostegno a Distanza? Il 28 agosto sarà presentato il manifesto dei principi ispiratori

Senza-titolo-6Sostenere un bambino o una comunità, dando non solo un contributo materiale continuativo, ma creando una relazione. Le famiglie che aderiscono al SaD ogni anno sono 1,5 milioni per un totale di 500milioni di donazioni private. Un bene enorme e una risorsa da difendere, promuovere e far maturare. Ma occorre chiarezza e soprattutto trasparenza, efficacia e garanzie nella gestione dei fondi. Servono nuove regole e linee guida per proteggere quello che è innanzitutto un atto d’amore e per passare dal riduttivo concetto di sostegno finanziario a quello di partecipazione a un progetto che è insieme cooperazione, educazione allo sviluppo e una forma di solidarietà e conoscenza reciproche.  E’ il passaggio cruciale dal ruolo passivo di finanziatore al ruolo attivo di sostenitore.

Ne parliamo con Antonio Crinò, direttore generale Ai.Bi. fra gli estensori delle linee guida per il Sostegno a Distanza di minori e giovani, emesse dall’Agenzia per le Onlus nel 2009.

Con lui, entriamo nel merito del Manifesto che Ai.Bi. presenterà in anteprima a Gabicce, in vista della proposta di legge che verrà presentata a settembre.

 

Che cosa dovrebbe essere Sostegno senza distanza?

“E’ opinione unanimemente condivisa che il SaD sia innanzitutto una relazione, e una relazione di natura complessa perché passa attraverso un intermediario, l’onp, e perché c’è una distanza e fisica da annullare il più possibile tra sostenitore e beneficiario”.

Al di là dell’impegno economico, se di relazione si tratta, per quanto tempo dura di solito un SaD?

“Le stime generalmente accettate parlano di una durata media dei Sad sottoscritti dagli italiani intorno ai tre anni, una durata inferiore a quella di una sottomarca di lavatrici e incomparabilmente inferiore a quella di una relazione personale, di parentela o amicizia, che ognuno di noi considererebbe degna di essere chiamata tale. Il motivo va a nostro avviso ricercato nel fatto che il Sad dovrebbe essere trattato da tutti gli attori coinvolti come una relazione, ma si ritrova invece sempre più ad essere, nei fatti, un bene di consumo, destinato a venire rapidamente goduto ed altrettanto rapidamente sostituito”.

Un Sostegno usa-e-getta: oggi mi interesso di questo bambino o di questo progetto, domani chissà…

“Se il Sad diventa definitivamente un bene di consumo, lo scenario prevedibile sarà quello di Sad sempre più  brevi e poveri di contenuti, i cui fondi raccolti dovranno essere destinati in percentuali crescenti a investimenti pubblicitari per sostituire sempre più rapidamente i sostegni cessati e in cui sostenitore e beneficiario trarranno sempre meno soddisfazione dal rapporto instauratosi. Sempre più onp, a partire ovviamente da quelle di minori dimensioni, saranno espulse dal sistema del Sad o diverranno irrilevanti.

Quando infine gli investimenti pubblicitari necessari dovessero divenire troppo elevati rispetto ai proventi ottenibili anche per le organizzazioni di maggiori dimensioni rimaste, il Sad potrebbe giungere al suo termine. Il bene di consumo Sad sarà dunque abbandonato per un altro bene più nuovo e quindi più redditizio”.

Dunque è a rischio l’esistenza stessa del Sad? Nonostante 1,5 milioni di famiglie che lo fanno oggi?

“Il Sad ha senso e può uscire dalla crisi se diventa pienamente relazione. Solo in questo modo il circolo vizioso sopra descritto potrà essere invertito e trasformato in virtuoso. La durata media dei Sad si allungherà e le relazioni saranno più soddisfacenti sia per il sostenitore sia per il beneficiario, i fondi raccolti potranno inoltre essere destinati sempre più alla realizzazione dei progetti rispetto ai costi organizzativi e di raccolta fondi. Piccole e grandi organizzazioni potranno continuare a convivere, realizzando ciascuna progetti adatti alle proprie dimensioni”.

Quali sono dunque i passi da fare?

“Agire quanto prima per disincentivare il Sad bene di consumo e promuovere il Sad relazione, attraverso regole chiare e certe che permettano di aumentare il grado di fiducia tra tutti gli attori coinvolti e irrobustire il progetto comune che sta alla base di ogni solida relazione”.

Due quindi le linee guida del manifesto, le cui novità e proposte saranno presentate a Gabicce: meno bene di consumo, più relazione.