Perché non possiamo adottare “i bimbi-non voluti-dalle coppie”?

Annalisa scrive:

Credo come molti che per ogni bambino sarebbe auspicabile una famiglia “normale”, con una madre ed un padre, e magari qualche fratellino con cui crescere e giocare.

Tuttavia, se andassimo negli orfanotrofi dai “bimbi-non-voluti” perchè troppo grandi, o perchè membri di fratrie numerose, o per altri motivi, e chiedessimo la loro opinione, pensate davvero che preferirebbero un orfanotrofio alla possibilità di essere adottati e amati da una persona?! Accordare l’ adozione ai single potrebbe voler dire dare ai “bimbi-non-voluti dalle coppie” la possibilità di essere amati, accettati, guidati, di sentirsi figli e cugini, di avere nonni e zii, di sentirsi parte di una FAMIGLIA; una riforma delle adozioni in tal senso sarebbe un grande passo in avanti per l’ Italia, un passo di civiltà.

 

2192008-famiglia-con-bambino-in-esecuzione-sul-prato-di-primaveraCarissima Annalisa,

Ai.Bi. capisce bene le perplessità di chi si schiera contro l’adozione dei minori da parte di persone single: il desiderio è quello di un ordinamento che, di pari passo con i migliori principi e ideali, tenda alla massima tutela fra quelle possibili, visto che – si sa – in ogni caso la realtà costringe spesso ad accettare situazioni di compromesso.

Nessuno può e deve mettere in discussione l’importanza di una vita a fianco di due genitori.

Tuttavia, se si fanno i conti con le situazioni da Lei descritte, e cioè con i bambini e ragazzini in carne e ossa che passano l’intera propria infanzia in un istituto nella solitudine di una vita fatta anche di buona “assistenza” – se si è fortunati – ma mai di accoglienza e di amore familiare, allora le cose cambiano.

Ecco perché il Suo messaggio è così prezioso: il punto è proprio che siamo di fronte ad una situazione da risolvere, ad una emergenza per la quale occorre trovare delle soluzioni urgenti. E nelle situazioni di emergenza, si sa, non contano solo gli ideali ma contano i bisogni concreti di persone che aspettano e per le quali ogni giorno che passa equivale a rinnovata sofferenza.

Se pensassimo tutti un po’ di più ai tanti bambini negli istituti, cambierebbe immediatamente la prospettiva. E ci accorgeremmo che una famiglia è proprio quello che Lei, cara Annalisa, ha descritto: una comunità di amore composta da genitori, zii, nonni e cugini… un luogo in cui la presenza anche di un solo genitore, specie se supportata da una famiglia allargata, è in grado di rendere a tanti bambini abbandonati la famiglia a cui hanno tutti diritto.

Grazie delle importanti riflessioni condivise