Kenya: il Position Paper di Ai.Bi. per la riapertura delle Adozioni Internazionali

Nel paese africano vige ancora una moratoria che blocca le Adozioni Internazionali: Ai.Bi., partendo da alcune novità introdotte dalla nuova legge sulla tutela dei minori, ha proposto alle autorità governative del Kenya un documento che punta a farle ripartire

A fine febbraio, Ai.Bi. ha presentato presso il Ngong Hills Hotel di Nairobi, alla presenza di molte Associazioni nazionali e internazionali, oltre che ad alcuni rappresentati del Governo keniota, un Position Paper relativo alle adozioni internazionali, figlio di un attento e scrupoloso lavoro portato avanti per più di un anno a partire dalla riforma della legge sulla Tutela e la Cura dei minori in Kenya.
Un lavoro che ha coinvolto diversi stakeholder del settore: dalle Associazioni dedite all’infanzia alle Agenzie per le Adozioni, passando, naturalmente, per il Dipartimento del Governo per la protezione dell’infanzia.
Questo lavoro è parte integrante del progetto “SPEM: Supporto a Protezione Educazione e Movimento per minori vulnerabili in Africa Orientale”, finanziato dalla CAI e con capofila C.I.F.A. ONLUS, per il quale Ai.Bi. è responsabile delle attività implementate in Kenya. Gli altri Paesi nei quali si svolge il progetto sono Burundi, Etiopia e Tanzania.

L’analisi della legge sulla Tutela e la Cura dei minori

Punto di partenza, come detto, è stato l’esame della nuova legge per l’infanzia approvata il 6 luglio 2022, dalla quale la riforma della tutela e della cura dell’infanzia prende la sua linfa. L’analisi ha evidenziato diverse situazioni e diverse metodologie che sono da correggere se si vuole tutelare davvero l’infanzia.
Innanzitutto, il Position Paper ribadisce l’irrinunciabile linea guida del “maggior interesse del bambino”, sancito dalla Convenzione dei Diritti del bambino di New York del 1989. A questo caposaldo si associa quella che da sempre è la frase che incarna la mission di Ai.Bi.: “Ogni bambino ha diritto ad avere una famiglia che lo ami”.
Da queste premesse, consegue che una soluzione veramente duratura per la de-istituzionalizzazione dei bambini sia quella di dare loro una famiglia. Invece, nonostante la Legge 2022 affermi che gli istituti per minori abbandonati vadano chiusi entro 10 anni, da quanto è entrata in vigore la popolazione di questi istituti è aumentata, per via di una grave crisi economica alla quale si associa la crisi culturale e sociale che porta tante donne ad avere figli in giovanissima età: situazione senza dubbio tra le più vulnerabili.

Reinserimenti familiari, affidi e adozioni

Altro punto fondamentale sottolineato dal documento è quello riguardante i reinserimenti dei minori in famiglia, che devono essere preparati molto bene attraverso percorsi formativi chiari tanto per il bambino che deve essere –ri-accolto, quanto per i componenti della famiglia che lo accoglie. Altrimenti, se mancano questi presupposti, l’esperienza ha dimostrato che è meglio che i minori rimangano negli orfanotrofi, dove comunque finirebbero per tornare nel caso di una reintegrazione familiare mal preparata.
Questo concetto è ancora più importante da ribadire nel momento in cui la Care Reform punta ancora sul concetto arcaico di “comunità”, che peraltro sta ormai scomparendo in tutta l’Africa e a maggior ragione in Kenya: un tutore o un parente prossimo non adeguatamente formato e preparato non possono essere considerati “famiglia”, anche perché, spesso, i minori abbandonati arrivano proprio da tali contesti degradati.
Il Position Papaer di Ai.Bi, dunque, ribadisce che i reinserimenti in famiglia devono continuare a essere fatti, ma solo previa adeguata preparazione e prevedendo un costante monitoraggio anche successivamente. Laddove questo non è possibile, vanno cercate soluzioni più stabili e durature, come può essere l’affido familiare, che in Kenya sta piano piano prendendo forma, anche se sono ancora troppo poche le famiglie candidate.
L’alternativa, per gli altri bambini, è l’adozione, istituto verso il quale andrebbe portata avanti una fortissima sensibilizzazione: secondo i dati, infatti, a oggi sono solo 500 le famiglie keniote che adottano attraverso le cinque agenzie con licenza, mentre il numero di bambini disponibili all’adozione si aggira intorno ai 50mila all’anno.

L’importanza della Adozioni Internazionali in Kenya

Questa enorme sproporzione è l’evidenza di come si debba insistere sulla rimozione della moratorio sull’Adozione Internazionale attualmente in essere.
Ma la questione non è solo numerica, perché a spingere verso l’adozione internazionale c’è anche il fatto che nessuna coppia keniota prenderebbe mai in adozione un bambino sopra i 5 anni di età, così come non prenderebbero delle fratrie e meno ancora bambini con bisogni sanitari speciali.
Tutte queste istanze hanno trovato spazio all’interno del Position Paper presentato da Ai.Bi.: si è trattato della prima volta in cui un’Associazione che si occupa di infanzia ha presentato un documento di questo tipo in Kenya, dove la società civile teme ritorsioni da parte del governo, nonostante sia un Paese democratico,
L’incontro è stato senza dubbio positivo e ha generato un dibattito interessante, con lo scambio delle esperienze delle diverse Associazioni e l’inizio di un dialogo serio e costruttivo tra società civile e autorità.
Il tutto, naturalmente, a vantaggio dei bambini abbandonati del Kenya che, come tutti i bambini del mondo, hanno diritto ad avere una famiglia che li protegga e che li faccia crescere nel miglior modo possibile.
L’augurio è che questo Position Paper non sia che l’inizio di un cammino importante e duraturo in tal senso.

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