Italia. Ottomila minori stranieri non accompagnati per 8 mila Comuni: uno per ciascuno…non fa male a nessuno !

misnaOtto mila Misna (minori stranieri non accompagnati) per 8 mila comuni italiani. Non è uno slogan ma un’idea fattiva e concreta che prende spunto da una coincidenza numerica.

Al 31 agosto 2015 i minori stranieri non accompagnati presenti ufficialmente sul nostro territorio, sono circa 8 mila: così quanti sono i Comuni in Italia. Se ogni Amministrazione se ne prendesse in carico uno,  si risolverebbero tanti problemi anche di natura economica.

Non solo infatti si garantirebbe un’accoglienza sicura ad ognuno di questi bambini (attualmente distribuiti tra le comunità educative, i grandi e promiscui centri di accoglienza e i centri Sprar o peggio ancora per strada) ma ci sarebbe anche un risparmio economico per i Comuni stessi.

Avendo, infatti, ogni bambino un “costo” per le casse dell’Amministrazione, sarebbe per la stessa più sostenibile “gestirne” uno solo piuttosto che decine o centinaia. Situazione che, invece, si crea perché non tutti i Comuni  “accolgono” questi i minori.

Questo fa si che ci sia una distribuzione a “macchia di leopardo” dei bambini stessi con pesanti ricadute per un’Amministrazione piuttosto che un’altra.

Un’idea, una provocazione che si basa sul serio e fondato principio dell’accoglienza in rete, dell’accoglienza diffusa sempre più ribadita negli ultimi giorni dal Papa, da Cardinali, Vescovi e presti di periferia. Di tutta l’Italia: dal profondo Sud al più “alto” nord. Se ognuno facesse il suo, tra chiese, parrocchie, case private messe a disposizione dalle famiglie e associazioni questi bambini non rischierebbero di cadere nelle “mani” sbagliate.

Non è un mistero infatti che molti di questi poi scappano dai centri, diventando dei veri e propri “fantasmi” di cui si perdono totalmente le tracce…più o meno volutamente.

Ma almeno altri 5mila mancano all’appello: sono gli irreperibili, quelli che dopo essere arrivati sulle nostre coste, spariscono..

Una domanda rimane senza risposta. Di fronte all’immagine di un bambino morto (uno, ma in realtà abbiamo perso il conto) cosa si può dire, quando poi ci si ricorda di aver taciuto al cospetto di bimbi vivi, che corrono, sorridono, imparano e sono in gradi di insegnare? Di bimbi che sono una risorsa e possono fare la differenza, prima di essere testimoni di un orrore che non si vuole vedere?

“I bambini sono la cosa più bella del mondo”, si sente dire spesso. Eppure dei bambini ci si dimentica continuamente: forse perché non votano? E quindi non contano? La politica ritiene di doversi confrontare solo con chi è in possesso di una scheda elettorale, con i bambini no, con il loro mondo, le loro esigenze in quanto cittadini.

Ma Ai.Bi. non demorde e rimane sempre fedele alla propria mission: dare una casa e del calore ai bambini fragili e vulnerabili. Questo lo scopo del progetto “Bambini in Alto Mare” nell’ambito della Campagna “Non restare a guardare”.

Il progetto Bambini in Alto Mare ha l’obiettivo di garantire e rafforzare il sistema di una “giusta” accoglienza a favore dei minori non accompagnati, madri sole e famiglie di profughi con bambini piccoli. In collaborazione con prefetture, comuni, parrocchie e associazioni locali, Ai.Bi. ha avviato una serie di iniziative imperniate su un modello di accoglienza familiare, caratterizzato da piccoli numeri, al fine di assicurare non solo una migliore e più efficace assistenza, ma anche l’instaurarsi di relazioni amicali. Ma per chi non potesse aprire le porte di casa propria può sempre attivare un Sostegno di Vicinanza: grazie a un piccolo contributo mensile, è possibile sostenere le attività del centro servizi alla famiglia “Pan di Zucchero” di Messina e a rafforzare la rete di famiglie di pronta accoglienza di Lampedusa, coadiuvata da personale qualificato. In entrambi i casi l’obiettivo è garantire formazione e accompagnamento alle famiglie che si occupano dell’accoglienza dei Misna.