“Propaganda Rai”. Utero in affitto, un dono. Adozioni Internazionali, un fallimento

tg2_dossierC’è chi lo fa a pagamento e chi lo presta per un sincero desiderio di maternità per aiutare chi non riesce ad avere figli in modo naturale” Con queste parole la giornalista del tg2 introduce i servizi sull’utero in affitto, la maternità surrogata e le adozioni internazionali andati in onda nell’edizione della sera del 31 marzo 2016.

Nulla da dire se non che il modo in cui sono stati costruiti i servizi, in gergo giornalistico il “taglio” della notizia (soprattutto nel primo servizio a firma di Giovanna Botteri) sia “di parte”. La sensazione che si ha alla fine della visione dei tre servizi, è, infatti, un pendere del servizio giornalistico totalmente a favore della maternità surrogata e dell’utero in affitto a discapito delle adozioni internazionali, non curanti dei milioni di bambini che tutt’oggi affollano gli istituti. Insomma un servizio propaganda. Ma un telegiornale, secondo deontologia professionale, non dovrebbe essere obiettivo, soprattutto se si tratta di un tg dei canali della Tv di Stato?

Ma andiamo con ordine.

Nel primo servizio Giovanna Botteri intervista Maddy, una giovane mamma e moglie dell’Oregon (Stati Uniti) che dichiara testualmente “amo essere incinta e avere bambini…ma siccome ho sempre saputo che nella mia famiglia avrei avuto solo due figli…e non avendo esaurita la voglia di essere incinta…” rimane incinta per altri. E lo mette anche su un piano religioso: “sono religiosa e l’ho vista come un segno…ho il dovere di aiutare chi non può avere figli”.

La giornalista continua chiedendo il rapporto che si instaura tra la mamma surrogata, ovvero Maddy, e chi le commissiona il figlio. “Di volta in volta cambia” ammette candidamente come se si trattasse della compravendita di un’auto. E i suoi due figli “sanno che quello che ho, in quel momento, nel grembo non è loro fratello e che quindi non devono affezionarsi ”. Pensieri e comportamenti più o meno condivisibili ma possibili laddove l’utero in affitto è legale. In America. Non in Italia.

Ed è proprio questo il tema e fine principale dei 3 servizi: fare propaganda affinché anche in Italia sia legittimo. Una “conseguenza”  necessaria e dovuta considerato che la maternità surrogata è un atto di generosità facile e veloce. Di sicuro più di adottare. Almeno così come viene vista e comunicata dal tg2.

Dopo il servizio della Botteri, segue l’intervista ad Assuntina Morresi del comitato nazionale di Bioetica. Secco, lineare, scientifico, sicuramente meno empatico ed emozionante dell’intervista alla “mamma” Maddy (sarà un caso?) in cui si dicono i motivi di opposizione e di illegittimità all’utero in affitto.

Ma ciò che rende davvero evidente da che parte pende il bilancino del tg2 è il terzo servizio, quello sulle adozioni nazionali e internazionali: un elenco di difficoltà, di fallimenti, di ostacoli, di genitori afflitti, di bambini traumatizzati, di ritorni in istituti o per strada, di tempi biblici, di bambini che arrivano già grandi e dopo anni e anni di attesa. E ancora di legami che si spezzano e di famiglie sopraffatte. Una catastrofe insomma.

Non si dice nulla di quanto sia bella l’accoglienza. Si danno solo i dati negativi: il 3% di fallimenti adottivi. Ma va da se’ che allora il 97% delle adozioni sono un successo. Come dire che quasi 10 bambini su 10 si inserisce perfettamente in famiglia, si integra a scuola, rinasce come figlio, supera il trauma dell’abbandono e non torna ne’ in istituto ne’ nel Paese d’origine. Ma tutto questo viene taciuto. Perché? Perché si mettono in evidenza solo gli aspetti negativi delle adozioni mentre due servizi prima si parla romanticamente dell’utero in affitto?

Semplice, per fare rimanere nelle menti di chi guarda la tv che si “rischia” di meno nei tempi e nei costi con la maternità surrogata piuttosto che con l’adozione.

Tanto, anche se l’utero in affitto è illegale in Italia, poco importa nel momento in cui poi si verificano casi come l’ultimo: l’ok del Tribunale per i Minorenni di Roma ai due papà all’adozione di un bambino avuto con l’utero in affitto in Canada. Come dire: ecco l’escamotage. Ti dico come fare. Legittimare ciò che è reato. Facendo passare il tutto come grande gesto di generosità. Tanto è vero che la giornalista non chiede quanto sia costata il bambino ‘donato’ alla coppia gay. Perché?

 

Per guardare il servizio del Tg2 clicca qui (al minuto 18)