Quando sono i migranti a voler tornare a casa: il rimpatrio volontario assistito

rimpatrioTra gli effetti della crisi ci sono anche i casi di immigrati che, a un certo punto, preferiscono tornare nei propri Paesi di origine. Si tratta in genere di uomini rimasti senza lavoro e che non riescono a trovarne un altro, mettendo a rischio la permanenza regolare in Italia. In questi casi fanno richiesta di poter usufruire del rimpatrio volontario assistito. Dal 2009 al 2013 sono stati effettuati 2.204 Rva: la regione da cui si è registrato il maggior numero di partenze è la Lombardia, seguito da Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. I migranti rimpatriati negli ultimi 4 anni provenivano da 81 Paesi diversi: più della metà di loro era composta da tunisini, ecuadoriani, marocchini e peruviani.

“Prima in pochissimi chiedevano il ritorno volontario assistito – ricorda Carla Olivieri, responsabile nazionale della Rete italiana sul ritorno volontario assistito: oggi è una prassi molto più diffusa. Abbiamo aiutato anche donne con figli piccoli e alcuni nuclei familiari”. Le richieste sono andate quindi progressivamente aumentando: da giugno 2009 a luglio 2010 furono solo 200, mentre nell’anno 2012-2013 sono state 998.

La misura esiste dal 1991 e per i primi anni venne finanziata con contributi economici del governo italiano. Dal 2009 invece si sostiene con un fondo europeo che attua una direttiva del 2008 che invita a privilegiare i ritorni volontari assistiti piuttosto che i ritorni forzati nei Paesi di origine.

Il Rva consiste nel dare la possibilità ai migranti di tornare nel proprio Paese in condizioni di sicurezza e con un’assistenza adeguata per l’organizzazione e il pagamento del viaggio. Ai migranti viene fornita una piccola somma in contanti per gestirsi all’arrivo e il supporto alla reintegrazione sociale e lavorativa in patria, con l’erogazione di beni e servizi.

Dal 2011 sono ammessi al Rva anche gli irregolari, mentre prima era concesso solo a soggetti vulnerabili. “Possono farne richiesta solo i migranti extraeuropei – precisa la Olivieri –: irregolari, a forte rischio d’irregolarità, molto vulnerabili (malati, vittime di tratta)”.

Il rimpatrio volontario assistito, pur essendo uno strumento di gestione delle politiche migratorie, prevede che la scelta non sia mai imposta, ma volontaria e consapevole. “Informazioni dovrebbero essere date sin dal momento dell’arrivo del migrante – afferma la Olivieri –. Non per inospitalità, ma in quanto ipotesi da prendere in considerazione. Se il migrante è in difficoltà o ritiene che la propria permanenza in Italia sia conclusa deve sapere di possedere questa facoltà”.  “In Italia si contano più o meno 4 milioni di migranti. I nostri numeri – conclude la responsabile nazionale per gli Rva – potrebbero sembrare bassi, in realtà sono un successo”.

 

Fonte: Redattore Sociale