Quella “fiamma del coraggio” che illumina le adozioni

Un bel pensiero sull’esperienza adottiva in un articolo di Barbara Stefanelli su Io Donna

 “Nel vocabolario Treccani l’aggettivo adottivo ha una definizione semplice: ‘che appartiene per adozione’ Il bello viene dopo: ‘è riferito sia a chi è stato o viene adottato, sia a chi adotta o ha adottato’. È un incontro alla pari: ci sono due persone di età diverse, certo, ma ciascuna con una propria storia indipendente che a un certo punto si fondono lungo le stesse otto lettere, eleggendosi l’un l’altra. Come una patria che si sceglie e non si eredita in automatico”. A scrivere queste righe, bellissime e commoventi, è Barbara Stefanelli, che nella sua rubrica su Io Donna ha affrontato il tema dell’adozione, scelta illuminata da una “fiamma del coraggio”.

L’adozione come patria scelta e non ereditata, dunque. “In tedesco – ha proseguito la Stefanelli – è questo il senso di Heimat, la patria dell’anima, che abbraccia tutto ciò che va a costituire lo spirito, l’identità ideale. Non ci sono confini presidiati, non c’è una capitale segnata sulla mappa. Figlio adottivo, figlia adottiva; madre adottiva, padre adottivo. Ho ascoltato sempre con passione i racconti delle madri e dei padri adottivi, ho sentito vibrare i loro sentimenti a ultrasuoni, capaci di scendere giù in profondità e inerpicarsi negli acuti.”

“Va bene: l’amore per i figli non si misura, non ci sono voti con lode o obiettivi di performance – dice ancora l’autrice dell’articolo – Quando hai un figlio, non puoi neppure immaginare che altre madri siano in grado di amare più di te. O tu di meno. Tuttavia le prove della vita ci sono e quelle sì possono essere molto diverse, come i gradi di difficoltà di un’arrampicata. I genitori adottivi ti raccontano storie di lotta, di scoperta e a volte di sgomento; ti raccontano di abissi da riempire a mani nude, notte dopo notte, per rendere piano il terreno della patria elettiva. Nessuno ti dà l’impressione che vorrebbe tornare indietro, a prima della scelta, come se quel ‘prima di loro’ fosse un catino vuoto in attesa. Perché, accanto ai ‘problemi grandi’ che si portano dietro e dentro, i piccoli cittadini della nuova Heimat svelano ‘grandi profondità’”.