Quelle lunghe conversazioni con gli amici siriani: tante storie, un solo desiderio

Siria aiuti okDa quando mi trovo in Turchia per seguire i progetti di Amici dei Bambini a favore della Siria ho avuto la possibilità e la fortuna di conoscere diversi rifugiati siriani, persone perbene che cercano di affrontare con dignità e coraggio le enormi difficoltà legate al loro status. Con alcuni di loro ho stretto un vero e proprio rapporto di amicizia.

Di recente, ho legato soprattutto con un collega di una importante NGO internazionale, originario di Idlib, che ha alle spalle anni piuttosto travagliati, tra persecuzioni, ferimenti, fughe.  Seduti sul suo divano di casa, passiamo ore a bere chai e parlare di come la guerra nel suo paese ha cambiato la sua esistenza. E anche un po’ la mia, per certi aspetti.

Non è il primo siriano che condivide con me le sue vicissitudini, a volte così incredibili che se ne potrebbe trarre la sceneggiatura di un film. Eppure non posso fare a meno di rimanere sorpreso ogni volta che ascolto testimonianze così drammatiche dalla viva voce di chi le ha vissute.

Ancora di più, però, mi sorprende la forza d’animo di queste persone, la loro capacità di reagire e lottare ogni giorno per riprendere le fila del proprio destino. Che sia mettendo le proprie competenze al servizio di qualche organizzazione umanitaria o trovando lavori occasionali; risparmiando soldi per proseguire gli studi o creandosi una famiglia.

«Ogni siriano ha una storia una storia da raccontare» mi ha detto un giorno Fuad*, cogliendo il mio turbamento dopo aver ascoltato l’ennesimo, incredibile episodio della sua vita in Siria. E in effetti è così. Dai rapimenti agli arresti ingiustificati, alle torture, ai bombardamenti, passando per i lutti, le dolorose separazioni dai propri cari, le violenze insensate, e finendo con l’abbandono della propria casa, i viaggi della disperazione e le tante ingiustizie subite: non c’è davvero un singolo aspetto di questa orribile guerra che non sia stato trattato durante le numerose conversazioni avute con i miei amici e conoscenti siriani, nell’ultimo anno.

Andare avanti con la propria vita, per loro, non significa però dimenticarsi delle proprie origini, del proprio paese. Anzi. E’ questo un aspetto particolarmente sentito dai siriani, che in genere nutrono profonda riconoscenza verso chi s’impegna a favore della popolazione colpita dal conflitto, e cercano di dimostrarlo in ogni modo possibile. Come fa Fuad, ad esempio, accogliendomi nella sua casa e chiamandomi “fratello”. Difficile non sentirsi inadeguati, di fronte a tanta benevolenza e gratitudine.

«Prima della guerra avevo un solo desiderio: vivere una vita serena» mi ha confessato qualche giorno fa il mio amico, che ora è sposato e padre di due bellissimi bambini. «Adesso ne ho uno in più: aiutare la mia gente

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.

* nome di fantasia