Regno Unito, l’unica parola che riusciva a dire era “mamma”: single riconsegna figlio adottivo dopo due anni

madri singleÈ una piccola vittima del desiderio di avere un figlio a tutti i costi e della presunzione di poter concentrare il ruolo di due genitori in una sola persona. Eppure, lui, il suo amore per la persona che inizialmente l’ha accolto, l’ha dimostrato tutto. Tanto che, nonostante i suoi enormi problemi, è riuscito a compiere uno sforzo immane e a pronunciare quella parola, “mamma”, che ora rischia di non poter più dire a nessuno. Il protagonista di questa storia è un bambino britannico adottato e poi letteralmente restituito, a causa della sua disabilità.

L’altra persona al centro della vicenda è Claire: fotografa in carriera, che negli anni si è dedicata solo al suo lavoro e non ha avuto il tempo e il modo di trovare l’uomo della sua vita. E che, giunta ai 30 anni, ha iniziato a sentire il forte desiderio, quasi l’urgenza, di diventare madre. Da qui l’idea di intraprendere il percorso dell’adozione.

Il bambino che il destino le propone le viene presentato come sano, affetto solo da una leggera balbuzie. Ma l’aspirante mamma può vederlo, e sceglierlo, solo attraverso qualche video e alcune foto. Si arriva così all’incontro, anch’esso molto fugace, durante il quale è palpabile l’emozione da parte di entrambi. Già in quell’occasione, però, Claire nota nel piccolo un leggero ritardo legato allo sviluppo e nei movimenti e la forma della testa leggermente più piatta nella parte posteriore. Elementi a cui però la neomamma attribuisce poca importanza, ritenendoli aspetti di poco conto.

Ben presto, però, la situazione si rivela ingestibile per una madre single. Con il tempo, la donna, ormai giunta alla soglia dei 40 anni, si accorge che suo figlio non riusciva a girarsi e a parlare e che non possedeva un tono muscolare adeguato. L’unica parola che riesce a dire è proprio “mamma”. Per 2 lunghi anni, il piccolo viene seguito da medici e logopedisti. Ma la situazione sembra precipitare. Il bambino arriva ad avere fino a 36 crisi epilettiche al giorno, chiari sintomi di una patologia che lo affligge fin dalla nascita, crisi respiratorie, stati di coma e una serie di problemi derivanti da danni neurologici.

Quindi la scelta drammatica. Claire sente che la sua maternità è diventata un incubo. Vive con la paura di non riuscire ad affrontare una crisi incontrollabile di suo figlio. Così decide di rivolgersi ai servizi di welfare e, d’accordo sia con i medici che con gli operatori sociali, riconsegna il bambino. Ora, mentre Claire si trova coinvolta in una disputa legale, il piccolo si trova affidato a un centro specializzato. E spera di poter essere adottato nuovamente: questa volta da una vera famiglia, il cui amore non sia solo passeggero e legato alla soddisfazione egoistica di avere un figlio perfetto.

 

Fonti: Diretta News, il Giornale