Restituire un figlio adottivo come un pacco “difettoso”. In Gran Bretagna si può

bambino-tristeTrattare un figlio come un pacco, anzi come un acquisto difettoso. Che in quanto tale può essere restituito. E pazienza se a farne le spese è un bambino di pochi anni. In un mondo perennemente alla ricerca della perfezione, anche un figlio deve rispettare i canoni di una bellezza e “sanità” mentale e fisica assoluta. Quando questo non accade: si restituisce al mittente.

E quello che ha fatto una mamma single inglese che non solo ha rimandato indietro il figlio adottivo perché aveva dei ritardi mentali, ma non contenta, ha pensato bene di fondare un’associazione che si occupi esclusivamente di restituzioni adottive. L’associazione si chiama Adoption Disruption e offre supporto ai genitori che decidono di interrompere l’adozione e restituire il minore ai servizi sociali, casi fortunatamente rarissimi.

Secondo le ricerche in realtà il tasso di fallimento non supera il 3% : in Gran Bretagna si aggira intorno al 3% e, in Italia, nel 2003, la Commissione per le adozioni internazionali aveva svolto un’indagine approfondita che stimava il numero dei bambini “restituiti” attorno al 2,5 per cento degli adottati.

Il caso della donna inglese sarebbe quindi poco frequente. La maggior parte delle interruzioni avvengono durante il periodo dell’adolescenza e, secondo la professoressa Julia Selwyn, a capo dell’Hadley Center dell’Università di Bristol, un centro specializzato in adozioni e affidi, in realtà, l’allontanamento della famiglia non indica in realtà la fine della relazione.

“In molti casi si continua ad essere genitori da lontano, spesso i genitori adottivi continuano ad offrire un supporto economico ai figli adolescenti, invitandoli a cena la domenica, lavandogli i vestiti e la relazione, tende, col tempo, a migliorare. Anche quando questo non accade, abbiamo notato che i ragazzi tornano dalla famiglia adottiva, dopo un po’ di tempo,” spiega Selwyn che ha condotto una ricerca su 37,335 adozioni, nel corso di dodici anni. Secondo questo studio nel 91% dei casi in cui l’adozione è fallita, il minore era stato testimone nei primi anni di vita di violenza domestica e nel 34% dei casi vittima di abusi sessuali.

Fonte:vita.it