Riforma dell’adozione internazionale: perché Ai.Bi. fa tutto da sola? Le altre associazioni non sono interessate o è Ai.Bi. a non coinvolgerle?

Oltre la crisi, verso la nuova legge. Con queste parole è stato lanciato nel 2012 il progetto di riforma delle adozioni internazionali contenuto nel Manifesto, documento che mostra i principi innovativi con i quali Ai.Bi. propone di rivitalizzare l’adozione.

Un sito web italiano, Italia Adozioni, l’8 luglio ha dedicato una riflessione sulla proposta contenuta nel Manifesto. Nel plauso alle idee più funzionali (ridurre i costi unitari; snellire l’iter; ridurre gli enti autorizzati, trasferire le competenze al ministero degli affari esteri; accogliere i minori più grandi; introdurre l’affido internazionale), l’analisi condotta dagli autori inciampa sul fatto che Ai.Bi. avrebbe avanzato la sua proposta senza che venisse «concordata con altre associazioni» e senza una discussione «più corale e approfondita».

Insomma, perché Ai.Bi. ha fatto tutto da sola? La risposta più immediata è a sua volta una domanda: dov’era tanta disponibilità a partecipare quando, anni orsono, Ai.Bi. enunciava per la prima volta diversi punti sviluppati dal Manifesto, anticipando temi e tempi dell’attuale crisi dell’adozione internazionale? Allora Ai.Bi. fu tacciata di visionarietà, come venne detto dal ministro Carlo Giovanardi, grande osteggiatore di ogni lettura critica che annunciasse l’arrivo di una crisi senza precedenti nel campo dell’accoglienza.

Altro che da soli. Il metodo seguito per il lancio del Manifesto è il seguente. Da alcuni anni Ai.Bi. ha iniziato a lanciare sondaggi presso le coppie adottive per comprendere le cause della crisi di adozioni, e per agganciare in presa diretta i punti deboli dell’iter, con un vasto lavoro di base. Contemporaneamente i dati pubblicati dall’UNICEF hanno parlato di 168 milioni di minori abbandonati nel mondo: alla luce di queste cifre ogni coppia desiderosa di adottare è apparsa come una risorsa preziosa, da valorizzare con attenzione.

Il Manifesto così preparato – e redatto sulla base del lavoro di una squadra di esperti – è stato lanciato il 31 maggio all’interno del VII Incontro mondiale delle famiglie con una vera e propria campagna di comunicazione, aperto alle sottoscrizioni e alle adesioni di famiglie, personaggi pubblici, vip e politici italiani. In meno di due settimane si è verificato un boom di sottoscrizioni: migliaia di firme, l’interessamento dei media e delle televisioni nazionali e locali, così da far arrivare l’adesione al Manifesto, a due mesi dal lancio, a una quota che, tra adesioni online e sottoscrizioni cartacee, procede verso le 10mila firme.

Il prossimo passo? La preparazione di un articolato contenente l’aspetto integrale della riforma della legge 184/83 e successive modifiche, e l’invio dell’articolato a tutti coloro che hanno sottoscritto il Manifesto con la proposta di far pervenire ad Ai.Bi. osservazioni e modifiche.

Un processo completamente aperto e inclusivo, dal suo concepimento fino alla sua fine. Il dibattito, stimolato su internet, prosegue in questi giorni e mobilita una larga fetta di opinione pubblica, dai genitori adottivi ai movimenti per i diritti. La presentazione delle proposte in versione finale è prevista per il 29 agosto, durante il Convegno programmato a Monte Colombo in presenza di famiglie adottive, giornalisti, attivisti, politici, deputati e istituzioni competenti per una discussione libera e partecipata, con l’obiettivo di presentare una proposta dettagliata in audizione presso la Commissione Bicamerale Infanzia e un Disegno di Legge agli esperti del settore e al Parlamento italiano.

Sembra ancora sola Ai.Bi.? Il metodo seguito non è soltanto democratico e aperto, ma segna una forma di vera partecipazione, in questi tempi diventata imprescindibile.