Riforma dell’adozione internazionale: una proposta di legge giace da mesi in Commissione Giustizia

riforma_adozioneCi volevano 31 bambini bloccati per mesi in attesa di poter abbracciare i loro nuovi genitori. Ci volevano 24 famiglie adottive costrette a vivere nella paura di non poter coronare il loro sogno. Ci voleva il caso Congo con tutta la sua mole di problemi politici e burocratici e la sua felice conclusione dopo 8 mesi di stallo. Ci voleva tutto ciò per convincere un premier italiano, nella fattispecie Matteo Renzi, a decidersi ad assicurare che finalmente verrà messa mano al sistema delle adozioni. Lo ha fatto attraverso un tweet, nel pomeriggio del 28 maggio: “Ora con la riforma del Terzo Settore ancora più attenzione alle adozioni internazionali”.

Eppure è dal luglio scorso, quasi un anno fa, che una proposta di riforma in materia è depositata presso la Commissione Giustizia del Senato e della Camera. A ricordarlo non ci sono solo Ai.Bi. e gli altri enti promotori di una revisione delle norme sulle adozioni, ma anche alcuni parlamentari stessi.

“Il disegno di legge è già pronto – ha dichiarato ieri il senatore Aldo Di Biagio, firmatario del Ddl di riforma delle adozioni internazionali –, l’ho depositato insieme ad altri colleghi di diversi schieramenti lo scorso luglio, ma a causa delle priorità governative di questi mesi non è stato possibile avviarne l’iter”.

Ora, davanti ad altre 150 famiglie che, nonostante una sentenza già passata in giudicato, ancora attendono di accogliere i loro bambini e davanti a migliaia di altre coppie disposte ad adottare e forse scoraggiate dal provare a farlo, a causa delle difficoltà e delle lungaggini di questo percorso, non è davvero possibile non considerare una “priorità governativa” una profonda riforma del sistema.

Un sistema evidentemente malato, capace di mortificare il diritto alla giustizia dei bambini e degli aspiranti genitori. Un complesso di norme che – anziché incoraggiare le coppie a intraprendere un’esperienza difficile, ma affascinante – tende piuttosto a scoraggiarle, frustrarle e indurle a gettare la spugna. Una realtà che andrebbe ripensata di sana pianta. A dimostrarlo ci sono i numeri: adozioni crollate di più del 50% in 8 anni (dalle 6mila del 2006 alle 2800 del 2013).

È necessario mettersi dalla parte delle famiglie, passare da una cultura della selezione a una dell’accompagnamento. È assurdo che debbano essere i Tribunali per i Minorenni (siamo l’unico Paese ad averli ancora) a stabilire, attraverso un vero e proprio processo e una relativa sentenza, se due persone siano in grado di fare i genitori o meno. Devono essere piuttosto gli enti e i servizi sociali, in base a un protocollo comune, a seguire le coppie nel loro percorso , accompagnandole a comprendere se un gesto come l’adozione possa fare per loro o meno. E poi: troppi quasi 70 enti accreditati, molti dei quali privi di una presenza radicata sul territorio e dei necessari requisiti di trasparenza. Una soluzione a questi problemi ridurrebbe tempi, sofferenze e costi per le famiglie.

La soluzione del caso Congo “ha sollecitato l’attenzione delle istituzioni sul versante delle adozioni internazionali, che merita di essere riformato con urgenza dal Governo”, ha dichiarato ancora Di Biagio. Che ha aggiunto: “Un passo importante è stato l’annuncio del ministro Boschi dell’avvio della riforma del Terzo Settore nella quale si dovrebbe metter mano anche alla riforma dell’adozione internazionale. Stiamo sollecitando questa riforma da anni e riteniamo ormai che i tempi siano più che maturi per procedere con una revisione dell’articolata disciplina”.

La riforma delle adozioni internazionali è sempre stato un cavallo di battaglia di Renzi e la sua, momentanea, decisione di tenere per se la presidenza della CAI aveva fatto effettivamente ben sperare. Poi la decisione di affidarla a Silvia Della Monica ha generato una nuova fase di sconforto. Ora, con il la positiva soluzione del caso Congo e il tweet beneaugurante del premier, si spera che sia arrivata davvero, per usare un’espressione cara al nostro premier, “la volta buona”.