Riforma delle adozioni? E’ lo spot ‘evergreen’ dei politici italiani. Tutti ne parlano, nessuno l’affronta

Parlamento 200I fatti contraddicono le parole. L’ultimo in ordine di tempo a intervenire sulla necessità di riformare la legge in tema di adozione e affido è stato il capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Walter Verini. Il 21 gennaio 2014 l’esponente del partito di maggioranza ha sottolineato come sia importante “approvare temi che potranno rendere il nostro paese più europeo e più civile”, tra cui, appunto, “le adozioni nazionali e internazionali, le misure di tutela dei minori”.

All’inizio dell’anno era stato Matteo Renzi, neoeletto segretario del Pd, a sostenere la necessità di inserire una disciplina più moderna ed efficace delle adozioni tra i punti cardine del patto di coalizione a sostegno del governo Letta. Ma finora tutto si ferma alle intenzioni proclamate.

Sembra ormai un disco rotto. Sono mesi che i politici parlano della necessità  di riformare la legge 184 del 1983 e le sue modifiche successive. Ma poi la proposta  di riforma depositata alla Camera da Mario Caruso e altri deputati, tra cui Khalid Chaouki,resta lettera morta. La Commissione Giustizia  non ha mai messo in calendario la discussione.

Sembra che sia caduto nel vuoto l’appello fatto il 20 novembre 2013 perfino dalla prima carica dello Stato. In occasione della Giornata Internazione per i diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, Napolitano era  intervenuto per sollecitare il Parlamento a un intervento “organico” sulla legislazione in materia.  Ricordando che «già nella scorsa legislatura la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza aveva svolto un’accurata indagine, dalla quale erano emerse significative criticità sulle quali si riteneva necessario intervenire», Napolitano e aveva ribadito che «alcune risposte alle emergenze sono venute dalla magistratura, ma spetta al legislatore il compito di affrontare in modo organico i seri problemi finora individuati».  Sulla stessa scia, anche il presidente del Senato, Pietro Grasso e la stessa presidente della Commissione parlamentare per l’ infanzia, Maria Vittoria Brambilla. Tutte persone che o non vogliono dare concretezza alle loro parole, o non sanno di avere il reale potere per cambiare le leggi.