Roma, 1° Congresso del comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli”: la prima linea della difesa della famiglia

famigliaInsieme non solo per dire “no”, ma soprattutto per promuovere una rivoluzione culturale in difesa della famiglia e dell’educazione dei figli, con il coraggio di opporsi alla “colonizzazione ideologica” del pensiero unico. Questo lo spirito del primo congresso del comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli”, svoltosi a Roma sabato 12 dicembre, che ha visto riuniti giornalisti, politici, magistrati, giuristi, avvocati e rappresentanti di associazioni pro-family.

A fare gli onori di casa Massimo Gandolfini, fondatore del comitato, che ha ricordato come la manifestazione del 20 giugno 2015, che ha portato in piazza un milione di persone in difesa della famiglia contro la teoria del gender, sia stata “un momento  importante a cui va il merito di aver bloccato il disegno di legge Cirinnà”, che aprirebbe la strada alla stepchild adoption e al ricorso a pratiche quali l’utero in affitto.  Proprio il 20 giugno ha dimostrato, secondo il deputato del Partito Democratico e direttore del quotidiano “La Croce” Mario Adinolfi, come il popolo italiano sia contrario al ddl Cirinnà. “E le leggi si votano in nome del popolo italiano”, ha detto Adinolfi, convinto che quella legge debba essere “semplicemente ritirata”. “Non stiamo solo vincendo, ma convincendo”, ha sottolineato il deputato Pd, soprattutto su temi delicati come l’utero in affitto, definito “un reato abominevole”. È l’inizio di quel “risveglio delle coscienze” auspicato da Gianfranco Amato, presidente di “Giuristi per la vita”, secondo cui “il coraggio di andare contro il totalitarismo culturale trascende la singola persona e fa luce intorno”.

Difendere l’educazione dei figli non vuol dire negare i diritti civili, ha specificato la presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia” Giusi D’Amico: “Insegnare nelle scuole che avere 2 mamme o 2 papà sia la stessa cosa che avere una mamma e un papà – ha spiegato – è una menzogna. Il desiderio degli adulti non può prevalere sul diritto dei bambini di conoscere la loro origine”.

Se il ddl Cirinnà apre le porte all’utero in affitto, il pericolo non è solo politico, ma culturale, ha avvertito Alfredo Mantovano, magistrato della Corte d’Appello di Roma e promotore del comitato “Sì alla Famiglia”. “Non siamo quelli del ‘contro’ il ddl Cirinnà – ha sottolineato l’ex sottosegretario all’Interno -, ma quelli ‘a favore’ della famiglia: un conto è la maternità come mercato, un altro conto è la maternità come atto d’amore”. Di fronte all’impoverimento demografico dell’Italia, per Mantovano “serve il coraggio e la responsabilità del corpo sociale di dare speranza mettendo al mondo figli”.

Fondamentale, in quest’ottica, è il ruolo delle donne che, secondo la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, dovrebbero riprendere il loro ruolo, “travisato dal femminismo”, e “riportare il senso delle cose attraverso le specificità del mondo femminile”.

A farle eco è stato l’avvocato Simone Pillon, affermando che “occorre la forza culturale di ricordare che non siamo solo un corpo, ma questo corpo va fatto vivere di relazione con l’altro”. Evidente il richiamo, ancora una volta, a una nuova capacità culturale, una “rivoluzione delle piccole abitudini”, come l’ha definita Filippo Savarese, portavoce dell’associazione “La Manif Pour Tous – Italia”. Funzionali a questa rivoluzione culturale sono iniziative come “Uno di Noi”, ricordata nel corso del congresso dal rappresentante del Movimento per la Vita Carlo Casini.

Un’interpretazione storica di quanto sta avvenendo sulle questioni del gender e della maternità surrogata è stata offerta da Emanuele Di Leo, presidente e fondatore dell’organizzazione di cooperazione internazionale Steadfast Onlus: “La schiavitù non è relegata nella storia, ma è attuale” ha ricordato Di Leo, citando piaghe come la prostituzione e la criminalità organizzata, in cui rientra anche quel “mero atto commerciale che alleva esseri umani” che è l’utero in affitto. Simile il concetto espresso da Paolo Floris della Comunità Papa Giovanni XXIII, che, citando papa Francesco, ha parlato di “colonizzazione ideologica” e, in riferimento al gender, di “grave errore della mente umana”.

Il comitato “Difendiamo i nostri figli” si pone quindi in prima linea nella difesa della famiglia, soprattutto a livello locale. Sul territorio, si è detto nel corso del congresso, occorre aiutare i genitori a essere cittadinanza attiva, senza isterismi, denunciando all’osservatorio del comitato eventuali casi di abusi. E bisogna aiutare vescovi e parroci a capire la gravità di ciò che accade, facendo comprendere che il comitato non fa la guerra a nessuno: “La famiglia è una. Il resto sia oggetto di rispetto, ma rispetto non vuole dire confusione”, si è detto in conclusione della giornata romana.