Roma. Perché un senatore della Repubblica deve fare lo sciopero della fame per farsi ascoltare dal Governo?

di biagioPer ottenere risposte dal Governo, il senatore Aldo Di Biagio ha dovuto far ricorso allo sciopero della fame. La questione riguarda il riordino della Croce Rossa Italiana (CRI) avviato nel 2012. Il senatore del gruppo Area Popolare è il proponente di un disegno di legge alternativo all’attuale riordino della CRI. Ma per ottenere attenzione da parte dell’organo esecutivo non sono bastati gli interventi ‘canonici’ previsti tra le competenze di un senatore della Repubblica. A poche ore dalla sospensione dello sciopero, la redazione di Aibinews ha intervistato il senatore.  

Senatore Di Biagio, perché un parlamentare deve essere costretto a fare digiuno?

Quando si parla di “sciopero della fame” non bisognerebbe mai parlare di “costrizione” ma di un legittimo libero arbitrio, al fine di evitare di vanificare la ratio che sottende una forma di protesta così simbolica e – a mio parere – di convinta partecipazione alle istanze che si intende difendere. Il digiuno, in quanto forma pacifica di protesta, diventa una condizione fisica, psicologica e sociale entro la quale il parlamentare vuole “partecipare” anche in senso empatico alle difficoltà delle persone delle cui istanze vuole farsi portavoce, annullando le distanze esistenti tra le istituzioni e la società civile ed evidenziando in maniera chiara che la richiesta di ascolto di quest’ultima non esita sempre in disattenzione ma talvolta  può condurre ad una appassionata forma di difesa.

Qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere?

Con questa impegnativa forma di confronto, che non amo definire provocatorio, si vuole riportare un argomento al livello di attenzione che merita, rappresentando in questa delicata fase storico-politica forse uno dei pochi modi per ridare dignità a diritti violati e istanze inascoltate.

Con queste premesse, l’obiettivo altro non è che richiamare l’attenzione dell’esecutivo veicolando un messaggio di rilevanza e di credibilità della questione in oggetto che altrimenti sarebbe purtroppo difficile da dimostrare. Con questa protesta pacifica ho voluto anche creare una sorta di metaforica connessione tra le difficoltà di un comparto, nello specifico la Croce Rossa Italiana, e l’urgenza di un cambiamento, anche rendendo tangibile il disagio, esasperandolo in chiave simbolica attraverso l’astinenza dal cibo, derivante dallo status quo. La protesta diventa espressione anche della consapevolezza del fatto che è fin troppo facile “distruggere”  ma che è complesso “ricostruire” e per farlo ci vuole la giusta chiarezza e lungimiranza.

Non sarebbe più semplice interpellare il Governo con atti di sindacato ispettivo?

Il Governo risponde con una costanza alquanto discutibile e talvolta con un linguaggio e un atteggiamento che stridono con l’urgenza delle questioni e con la necessità di avere dei riscontri pratici e chiari. L’attuale scenario socio-economico del Paese imporrebbe una road map di iniziative di ispirazione governativa tese, perlomeno, ad affrontare alcune situazioni complesse come quelle afferenti i malriusciti piani di razionalizzazione amministrativa entro i quali è purtroppo ricaduto il progetto di riordino della Croce Rossa. Ma come è abbastanza chiaro in questa delicata fase storica sembrano avere maggiore priorità le tematiche di pregnanza politica: un atteggiamento che ridimensiona di fatto la rilevanza di un atto di sindacato ispettivo che, come sappiamo, è strumento di indirizzo o controllo sul Governo.

Siamo tornati indietro nei processi democratici?

Non siamo tornati indietro, ogni strumento di confronto politico-istituzionale e sociale è figlio del suo tempo. Una forma di protesta simbolica, come quella del digiuno, come dicevo ricalca un’esigenza di ascolto che afferisce ad un livello diverso di confronto con le istituzioni, in uno scenario in cui i bisogni e le urgenze sono totalmente mutati. Lo stesso atteggiamento del Governo, particolarmente attento a dinamiche di rilievo politico, che di fatto gettano a latere temi di altra natura, è espressione di questa “evoluzione”. In effetti più che tornare indietro è un andare avanti su un sentiero diverso, con un passo forse un po’ più incerto e con qualche ostacolo in più.

Lei è anche padre di una proposta di riforma sulle adozioni internazionali che da tempo giace in parlamento.

In questo caso ahimè sì, che i bambini sono costretti alla fame: alla fame dell’affetto, delle carezze, di genitori che devono vivere difficoltà incomprensibili pur di incontrarli. Affrontiamo questo tema ormai da tanto tempo, e non possiamo più permetterci il silenzio istituzionale. Anche su questo argomento porremo in essere azioni volte a far fiorire una nuova stagione dell’accoglienza.