Ru486. Stop all’aborto farmacologico in day hospital in Piemonte: la proposta dell’assessore Marrone riaccende la discussione

Il governatore Cirio sceglie una linea prudenziale. Ma, secondo Avvenire, “le regioni hanno tutto il diritto di indicare la procedura abortiva ritenuta più sicura”

L’assessore agli Affari legali di Regione Piemonte, Maurizio Marrone, ha proposto una delibera per disporre lo stop alla distribuzione della Ru486 per l’aborto farmacologico in day hospital alla fine dell’emergenza Covid e imporre, contestualmente, l’obbligo di ricovero ospedaliero. Tali disposizioni sarebbero in contrasto con quelle, recentemente approvate, del Ministero della Salute, che hanno invece consentito questa procedura, tra le proteste e le polemiche dei movimenti pro vita. Disposizioni, quelle governative, contro le quali proprio l’assessore Marrone aveva attivato l’avvocatura regionale piemontese nel mese di agosto, in particolare circa la possibile incompatibilità dell’aborto praticato nei consultori in base alla legge 194 e la non praticabilità degli aborti farmacologici in day hospital al di fuori di situazioni di assoluta emergenza.

Ru486: il possibile stop al day hospital in Piemonte al momento è “una proposta”

Si tratta di “una proposta dell’assessore che verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali”, ha spiegato, manifestando un atteggiamento prudenziale, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, al quale, secondo l’agenzia ANSA, avrebbe telefonato il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, che avrebbe mostrato preoccupazione per un regolamento potenzialmente in contrasto con l’esecutivo nazionale.

Ma polemiche su questa linea, secondo quanto scrive Francesco Ognibene sul quotidiano Avvenire, sarebbero “inconsistenti, visto che la regione ha tutto il diritto di indicare la procedura abortiva che ritiene più sicura sul proprio territorio, esattamente come hanno fatto negli anni otto regioni che si sono sottratte alle indicazioni emanate dall’allora ministro Maurizio Sacconi e dalla sottosegretaria Eugenia Roccella: Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Lazio, Puglia, Lombardia e Piemonte (oltre all’Umbria, che poi ha invertito la rotta con la nuova giunta Tesei), tutte lasciate assolutamente libere di scegliere la dispensazione della Ru486 anche in day hospital. Non si vede perché il governo regionale piemontese ora non potrebbe cambiare orientamento e riprisitinare il ricovero”.