Scagliusi (M5S): “Le adozioni tra politica, burocrazia e CAI”

scagliusiIl deputato del Movimento 5 stelle Emanuele Scagliusi torna sul caso della Bielorussia e delle famiglie che aspettano da mesi che la Commissione adozioni internazionali invii la lettera di garanzia a Minsk: bloccate da un inghippo burocratico e dai ritardi di un ufficio quasi 150 famiglie italiane da mesi sono in attesa di concludere altrettante adozioni di bambini e bambine dalla Bielorussia.

Scagliusi, che ha presentato un’interrogazione in merito in cui mette in evidenza alcune anomalie nella gestione delle adozioni internazionali, in questa intervista (che riportiamo integralmente) racconta storie piene di dolore.

Ecco il testo dell’intervista pubblicata 24News Italia a firma di Federica Sterza.

Come è venuto a conoscenza di questi casi?

“Sono in Parlamento da marzo 2013 e da allora sono quotidianamente allertato dalle segnalazioni dei cittadini, sulle tante disfunzioni della macchina amministrativa italiana. Una di queste riguarda il blocco delle adozioni dalla Bielorussia. Me ne sono interessato con un atto ispettivo e, scavando, è venuto fuori un “mondo di mezzo” tra la politica e la burocrazia fino alla famigerata Commissione Adozioni Internazionali (CAI), che blocca le procedure adottive delle famiglie. Nello specifico, questi casi mi sono stati segnalati direttamente dalle famiglie interessate. Ce ne fossero famiglie come queste, pronte a denunciare le ingiustizie”.

Nella nota spiega che le famiglie avevano già contatto la CAI per sottoporre i propri casi, senza ricevere risposta. Da cosa dipende a suo avviso, intoppo burocratico o mancanza politica?

“In questi due anni e mezzo ho avuto modo di incontrare rappresentanti di enti, associazioni e famiglie. Allo stesso tempo, anche personalmente, per oltre due mesi, ho provato a mettermi in contatto con la Commissione Adozioni Internazionali. Purtroppo però, ho avuto modo di riscontrare che è praticamente impossibile incontrare la responsabile della Commissione, Dott.ssa Della Monica. A quanto pare la CAI, che è un organo collegiale, non si riunisce da mesi; tutto è bloccato e l’unica a poter decidere è la pluri incaricata Silvia Della Monica (vicepresidente, presidente per delega di Renzi e direttore generale) che sembra una rappresentazione moderna delle tre scimmie “Non vedo, non sento, non parlo”.

Che ruolo hanno gli enti autorizzati all’adozione internazionale?

“Secondo la legge 4 maggio 1983, n. 184, gli enti autorizzati, come definito nell’articolo 31 informano, formano, affiancano i futuri genitori adottivi nel percorso dell’adozione internazionale e curano lo svolgimento all’estero delle procedure necessarie per realizzare l’adozione; assistendoli davanti all’Autorità Straniera e sostenendoli nel percorso post-adozione. Ma spesso, come ci raccontano le famiglie, gli enti approfittano della loro posizione per trarne profitto economico. Fortunatamente, sono tanti quegli enti che altresì svolgono al meglio il proprio lavoro, ma ritengo sia semplice condividere che quando ci sono conflitti di interesse o quando l’organo che dovrebbe sorvegliare (la CAI) non lo fa, si corre il rischio che la situazione degeneri”.

C’è, a suo avviso, un profilo di responsabilità penale nella vicenda?

“Questo sarà la magistratura a deciderlo. Sicuramente dal punto di vista morale il comportamento di questi enti non è limpido”.

Qualora fosse riconosciuta una responsabilità penale, però, a quale istituzione dovrebbero rivolgersi le famiglie? “In realtà le famiglie hanno fatto bene a rivolgersi alla Commissione Adozioni internazionali per segnalare le loro preoccupazioni. Ma dal momento che la CAI le ha ignorate, si sono giustamente sentite costrette a rivolgersi ad un cittadino del M5S, il sottoscritto. Adesso credo che la magistratura sia l’istituzione più idonea per capire chi sono i colpevoli e per fare in modo che queste famiglie vengano risarcite per i danni materiali e morali subiti”.

Cosa può fare il Comitato Permanente dei Diritti Umani, della quale Lei è vicepresidente?

“Come vicepresidente del Comitato Permanente per i diritti Umani, sento il dovere di tutelare in primis i minori, assicurandomi che venga rispettata la convenzione dell’Aja del ’93 che l’Italia ha ratificato nel ’98, sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale. Infatti, l’adozione internazionale deve garantire l’interesse superiore del minore ed il rispetto dei diritti fondamentali che gli sono riconosciuti nel diritto internazionale. Di certo, come rappresentante del Parlamento, il mio compito e quello dei miei colleghi è di fare in modo che la procedura adottiva sia il meno traumatico possibile sia per le coppie che per i minori. Tuttavia, parlando della situazione in esame, tocca al Governo impegnarsi a sbloccare la situazione di stallo della CAI (ricordiamo che la Della Monica è delegata proprio dalla Presidenza del Consiglio) ed a vigilare sul funzionamento della stessa, in rispetto della convenzione dell’Aja del ’93. Evidentemente, il Governo Renzi non ritiene degne di questa attenzione le migliaia di coppie che cercano di dare un futuro migliore a bambini sfortunati”.

Crede sia necessario un coinvolgimento di istituzioni europee?

“Attualmente non c’è uno strumento internazionale che vigila sull’attuazione della convenzione Aja ed il coinvolgimento delle istituzioni europee è difficoltoso poiché, in molti casi, il minore proviene da Paesi al di fuori dell’Unione Europea. È compito dei due stati coinvolti nell’adozione di dover vigilare sulla stessa, ma spesso non accade. È in questi casi che tocca rivolgersi alla competenti autorità giudiziarie”

Font: italia24news