Senato. Di Biagio (Ap) : “Lo stralcio provvisorio non sbarri strada a formule innovative di protezione minori”

kafalaL’Italia si mette al passo con il resto dell’Europa: il Senato, a grande maggioranza, ratifica la Convenzione dell’Aja del 19 ottobre 1996 per la protezione dei minori stranieri. Sono stati 164 i sì, 50 i no e 2 gli astenuti. Il testo, così modificato con alcuni stralci, torna alla Camera. Ma “sospende” la Kafala, l’istituto islamico di affido dei minori, (compresa nella Convenzione) il cui accoglimento sarà esaminato in un secondo passaggio parlamentare per verificarne la possibilità di adeguamento all’ordinamento.

La legge islamica, come è stato precisato nel corso del dibattito a Palazzo Madama, vieta l’adozione ma per evitare che figli senza genitori restino del tutto sprovvisti di tutela, il diritto islamico prevede la “kafala”, che garantisce la protezione ai minori orfani, abbandonati.

Il rapporto che si instaura tra chi diventa l’affidatario e il minore, genera l’obbligo del primo di provvedere al mantenimento e all’educazione del secondo, fino a quando questi raggiunga la maggiore età, ma non dà vita ad ulteriori vincoli. Il minore non assume il cognome di chi ne ha ottenuto la custodia, non acquista diritti, non instaura legami giuridici con la famiglia di accoglienza, né interrompe i rapporti con il proprio nucleo familiare di origine.

Proprio per tutte queste peculiarità, l’11 marzo il Senato ha inteso rinviare la discussione sulla kafala ad un secondo momento per poter intanto procedere alla ratifica della Convenzione dell’Aja.

“Non posso nascondere la mia personale soddisfazione per la trattazione del provvedimento di ratifica della Convenzione dell’Aja – dice Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare che ha presentato un odg sull’argomento accolto dal Governo-, dopo un lungo iter costellato da rallentamenti istituzionali, e incomprensioni parlamentari. Uno degli aspetti particolarmente critici della Convenzione, causa principale del rallentamento della sua ratifica, va ricercato nella disciplina della kafala, intesa come unico istituto giuridico in grado di consentire l’accoglienza in famiglia dei minori il cui Paese d’origine non conosce l’adozione, come avviene in alcuni Paesi islamici tra cui il Marocco, nei cui orfanotrofi e istituti vivono circa 65.000 minori abbandonati”.

Per Di Biagio “stando alla norma di riferimento, si dovrebbero affrontare caso per caso le singole questioni di compatibilità tra il sistema giuridico italiano e quello islamico, distinguendo tra i vari provvedimenti di kafala prima dell’approvazione da parte dell’autorità centrale italiana dei soli provvedimenti che non si manifestino contrari alle norme nazionali in materia di protezione dell’infanzia e, più in generale, alle regole dell’ordine pubblico nazionale”.

“Tutto ciò risulta alquanto complesso da armonizzare – precisa – con l’ordinamento interno; per questo ci dovrebbe essere una dettagliata regolamentazione, al fine di conferire la dovuta competenza all’autorità centrale, ai sensi della Convenzione”.

“Per questo l’idea di congelare la parte più delicata- continua il senatore di Ap – e dunque scomoda della Convenzione è da intendersi come una mediazione necessaria pur di concludere la ratifica; una mediazione che di fatto posticipa la trattazione del tema, poiché non potrebbe permetterci di ratificare una Convenzione che poi risulta inapplicabile in alcune sue parti. Lo stesso rappresentante del Governo ha espressamente affermato che sarebbe stato preferibile approvare il testo nella sua integralità, ma che, in assenza di un accordo in tempi rapidi sul contenuto del provvedimento, era preferibile procedere nell’immediato ad una pura e semplice ratifica, lasciando ad una fase successiva la definizione delle norme di adeguamento dell’ordinamento interno”.

Il senatore di Ap condivide l’esigenza di procedere ad una versione celere della ratifica, “una celerità che però non deve essere il lasciapassare di una futura trascuratezza legislativa sull’argomento. L’auspicio è che ci si trovi dinanzi ad uno stralcio momentaneo e non ad una sorta di pantano normativo, affinché si creino le condizioni per assicurare al minore la tutela del suo superiore interesse”.

Di Biagio sottolinea che “riconoscere l’istituto della kafala nel nostro ordinamento non equivale ad accettarne gli effetti tout court, in maniera quasi passiva ed automatica, ma significa al contrario, oltre che dare seguito in maniera legittima ad un impegno internazionale, anche rimodulare un istituto giuridico di diritto straniero ai dettami e alle esigenze della normativa italiana”

“Non possiamo permetterci il lusso di sbarrare la strada a formule innovative di protezione – aggiunge – , riconosciute già in altri Paesi europei, soltanto perché sono state espressione di diritto islamico. Vale la pena ricordare che l’Italia è l’unico Paese europeo che non ha ancora provveduto a regolamentare questo istituto di protezione dei minori provenienti da Paesi islamici”.