Si conclude la Settimana per promuovere l’allattamento al seno. Che salva mamme e bambini

Per l’UNICEF servono politiche pubbliche che favoriscano i congedi parentali e pause per l’allattamento

Si è conclusa la settimana nata per promuovere l’allattamento al seno. Una campagna promossa dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità con il rilancio, come ogni anno, della Dichiarazione degli innocenti, siglata nell’agosto del 1990 della stessa OMS e dall’UNICEF con i governi che partecipavano al meeting organizzato all’Istituto degli Innocenti di Firenze per la promozione di un’iniziativa globale per l’allattamento al seno.

Questo gesto apparentemente così semplice e naturale, infatti, potrebbe secondo alcune ricerche prevenire le morti ogni anno di 823 mila bambini sotto i cinque anni di età per patologie evitabili con l’assunzione del latte materno e di ben 20mila mamme per l’insorgenza di tumori al seno. L’OMS raccomanda l’allattamento esclusivo al seno a partire da un’ora dopo la nascita fino al compimento dei sei mesi di vita del bimbo.

Eppure, ad oggi, riporta l’UNICEF, solo il 43% dei bambini sotto i sei mesi, nel mondo, si nutre esclusivamente di latte materno. Nei Paesi meno sviluppati questa percentuale sale intorno al 50%, mentre in quelli più sviluppati si attesta attorno al 24%.

Ma cosa serve per favorire l’allattamento al seno, in termini di politiche pubbliche? Secondo l’UNICEF sono necessari: congedi retribuiti per le mamme, per un minimo di 18 settimane e per i papà al fine di incoraggiare la responsabilità condivisa; l’accesso a cure di qualità per l’infanzia; pause per l’allattamento e spazi dedicati per allattare nelle prime settimane e mesi di vita.