“Si nega un gesto d’amore e giustizia. Questi bambini scartati due volte”

griffiniSolo 25 giorni per approvare le linee guida della fecondazione mentre ancora si aspettano i protocolli operativi per l’adozione previsti dalla riforma del 1998. Da questa disparità di trattamento parte l’articolo di Alessia Guerrieri pubblicato su “Avvenire” il 21 settembre 2014, che riportiamo di seguito. A seguire le dichiarazioni sul tema di Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini.

 

Genitori di seconda categoria. Figli già scartati una volta che vengono messi in un angolo. Abbandonati di nuovo, stavolta dalle istituzioni. Alla ribalta, invece, continua ad esserci la logica del figlio a tutti i costi e a ogni prezzo, visto che il desiderio di maternità e paternità supera anche il diritto di quei bambini per cui l’adozione è l’unica chance di avere una famiglia. Perché tutta la fretta di regolamentare l’eterologa non c’è mai stata per l’adozione? Perché da anni “si aspettano i protocolli operativi regionali e la banca dati nazionale, mentre in 25 giorni le Regioni hanno già trovato l’accordo sulla fecondazione eterologa?”. È questo il grido amareggiato delle associazioni e degli enti accreditati all’adozione in Italia; un accorato appello affinché Governo e Regioni dedichino la stessa lena mostrata per la fecondazione assistita a districare le questioni aperte nell’adozione, così come pure a reperire i fondi per quella internazionale – fermi da tre anni – e per far funzionare adeguatamente la Commissione adozioni internazionali. Il rischio altrimenti, è di proseguire sulla strada della disparità tra famiglie. Nell’ultima riunione di luglio con gli enti accreditati, infatti, il neo presidente Cai, Silvia Dalla Monica, ha fatto intendere che non ci sono soldi. Fondi i rimborsi alle famiglie, che nelle adozioni internazionali arrivano a spendere anche 10mila euro e ora possono avere la deducibilità solo del 50%, ma anche fondi per i servizi post-adozione oggi praticamente inesistenti. Ecco che un impegno economico pubblico sulle adozioni e la loro gratuità appare, perciò, sempre più urgente. Unito anche a una nuova collaborazione dell’autorità centrale con gli enti accreditati e a un rinsaldamento dei rapporti diplomatici con i Paesi d’origine dei bambini. Per rendere più spedita l’adozione internazionale che adesso viaggia al ritmo lumaca di 3-4 anni.

Il calo del numero di coppie che in Italia fanno richiesta d’adozione non è un mistero: se nel 2006 erano circa 6mila, nel 2013 ci si è fermati poco sotto i tremila. “I dati sul primo semestre 2014 – dicono gli enti – mostrano un ulteriore crollo del 30%. Se continua così al 2020 non avremo più adozioni nel nostro Paese a fronte di migliaia di bimbi adottabili nel mondo”. Ed è proprio per questo che occorre un cambio di rotta, per far tornare l’Italia ad essere la seconda nazione, dopo gli Stati Uniti, per numero di bambini accolti. In ballo, ammettono, c’è “la responsabilità che una società civile ha nei confronti di bambini abbandonati”, italiani o stranieri che siano, per cercare di “rimediare all’ingiustizia che hanno già subito”. E non renderli orfani per la seconda volta.

 

I diritti dei minori in secondo piano rispetto a quelli degli adulti. Il bambino dichiarato adottabile, infatti, ha una sola possibilità di diventare figlio, mentre i grandi ne hanno molte di diventare genitore. Quindi “se non s’investe sull’adozione, su un atto di giustizia insomma, togli a quei bimbi anche questa possibilità”. Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi. (Amici dei Bambini) sferza subito il ragionamento sui “bambini scartati due volte”, quando sollecita un cambiamento culturale. Va superata la logica di guardare solo ai bisogni degli adulti, e non “a quel gesto d’amore che rende giustizia a un bambino che la società non è stata in grado d’aiutare”. Per questo va superato anche il meccanismo della selezione “inteso come percorso oppressivo in cui la coppia viene torchiata”, secondo il presidente, con un approccio basato “sulla cultura dell’accompagnamento dei coniugi”, che vuol dire “io Stato faccio il tifo per te”, perché stai andando a prendere un bambino abbandonato e “tu sei la faccia della solidarietà italiana”. Nell’adozione c’è ancora tanto da fare; ad esempio “manca una banca dati nazionale prevista per legge – ricorda Griffini – che ci consenta di velocizzare l’abbinamento del bambino con la coppia”. Eppure ci sono 1.900 minori italiani adottabili che non riescono ad avere una famiglia. Invece “c’è una corsa a regolamentare l’eterologa”, per il presidente Ai.Bi., perché 5 milioni di coppie sterili e 60mila domande di fecondazione eterologa e omologa “ a quanto pare contano di più”. Dimenticandosi però di un atto di generosità altissima, conclude, per focalizzarsi sull’eterologa che, “per come si sta delineando, è un atto di egoismo”.

 

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