Silvia Stilli (L’Huffington Post): “Legge sulla cooperazione internazionale un anno dopo: ritardi, contraddizioni e vacatio del Viceministro”

 cooperazioneLa nuova legge sulla cooperazione internazionale in questi giorni compie un anno. Il punto della situazione in questa attenta analisi, che riportiamo integralmente, di Silvia Stilli, pubblicata su “L’Huffinton Post” lunedì 6 luglio 2015.

 

Eccoci alla prima convocazione del Consiglio Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, istituito dalla L.125/2014. Molti i rappresentanti della società civile, da quelli indicati dalle rappresentanze e reti ong ai nominati dal Ministro Gentiloni. C’è anche il Forum del Terzo Settore, fatto importante perché garanzia di dialogo e collegamento trasversale dentro un ampio mondo sociale interessato al tema delle coerenza delle politiche di sviluppo.

L’AOI, di cui sono portavoce, porta in Consiglio 3 delegati della rappresentanza e 2 soci di constituencies tematiche: ForumSad Fairtrade Italia. Mancano però all’appello altre istanze associative importanti: la federazione Cipsi, gli enti di servizio civile e volontariato internazionale, le realtà impegnate nelle adozioni internazionali. Il Consiglio Nazionale è definito nella L.125/2014 il luogo in cui tutti gli attori, pubblici e privati, si confrontano ed esprimono pareri e valutazioni, avanzano proposte in relazione a strategie delineate e misure indicate dal governo, in un quadro globale di coerenza delle politiche dello sviluppo e valorizzazione di una visione di sistema della cooperazione internazionale dell’Italia.

La novità importante della L.125 è la delega forte ad un Viceministro per la cooperazione internazionale, che purtroppo rischia già di essere indebolita per come esce dallo Statuto dell’Agenzia in dirittura d’arrivo. Le rappresentanze di ong hanno detto questo ed altro in audizione alla Camera dalla Commissione Esteri e nei giorni scorsi nell’incontro con la DGCS. All’oggi non vi è ancora stata alcuna nomina di un Viceministro in sostituzione a Lapo Pistelli, passato nelle stanze alte dell’Eni: tutto questo indebolisce e mina proprio le fondamenta strutturali della Legge, laddove, senza un’interlocuzione politica di garanzia e autorevole (il Viceministro), si sta comunque procedendo con le riunioni del Comitato Interministeriale e adesso del Consiglio Nazionale.

Non si può rispondere che comunque il Ministro Gentiloni è il referente primo dell’attuazione della Legge, perché giustamente, come sempre da anni le ong hanno rilevato, gli impegni della politica estera, oggi ancor più, portano la massima cara della Farnesina a dover “derubricare” i temi della cooperazione internazionale dalla propria agenda. Le rappresentanze e reti di ong hanno scritto che il Regolamento alla base dello Statuto dell’Agenzia, nella versione che sta per essere approvata, presenta “un ‘evidente disparità di trattamento fra organizzazioni profit e organizzazioni non profit riservando un percorso privilegiato per l’affidamento dei programmi al mondo profit, quindi andando controcorrente rispetto alla Legge stessa (art.23 comma2 lettera d e art.27 comma 2), che invece stabilisce anche per il profit l’obbligatorietà delle procedure concorsuali”.

Le ong da anni non possono accedere ad affidamenti da parte della DGCS e il loro operato è soggetto a dettagliate e vincolanti normative. Quante contraddizioni nei primi passi di regolamentazione di una legge definita dai molti attori sociali non certo la migliore possibile, ma di sicuro come accolta positivamente per la sua visione prospettica di rinnovamento della cooperazione italiana in ottica di sistema! Questo a partire dalla certezza del Viceministro, appunto, dalla creazione dell’Agenzia autonoma nella gestione dalla DGCS e dagli organi di condivisione delle linee di intervento.

Nella seduta di insediamento del Consiglio Nazionale, nonostante sia previsto lo svolgimento in una sola mattinata, all’odg tra vari punti vi è il parere sul documento strategico di indirizzo e programmazione triennale della cooperazione internazionale. Ci si arriva, con stupore di buona parte dei componenti associativi del Consiglio stesso, con le linee guida già pubblicate sul sito della Cooperazione Italiana, non appena uscite dal confronto nel Comitato Interministeriale, il CICS.

Eppure, alla pag. 13 del documento si riporta chiaramente l’impegno a coinvolgere oltre il Parlamento anche il Consiglio, definito “luogo di dialogo strutturato con tutti i principali stakeholder, istituzionali e privati, profit e no profit”. Non ci saranno però il 6 luglio tempi e modi di avere un confronto interno aperto e costruttivo per andare oltre un secco parere e non sarà, quindi, possibile contribuire nei fatti alla stesura finale del documento programmatico. Altra contraddizione tra quanto sta scritto nella Legge e ciò che avviene.

C’è da esser preoccupati. Contraddizioni e ritardi nella fase di implementazione della nuova Legge bloccano il lancio di una cooperazione internazionale dell’Italia in grado di dare un contributo autorevole alla definizione delle politiche europee e internazionali per la nuova agenda di sviluppo post 2015.

Non si tocca il budget dello Stato per la Difesa e non si investe in sviluppo, welfare, in pace e cooperazione internazionale: sono scelte le cui diverse giustificazioni non reggono. Le lobbies degli armamenti contano ancor oggi più del mondo solidale. Non lo dicono “quattro gatti sparuti”, lo si afferma nel rapporto sulle spese militari italiane di Openpolis, realizzato in collaborazione con Action Aid Italia e presentato nei giorni scorsi. Si spera di non venire a sapere più in futuro dall’Istituto Svedese di Studi per il Disarmo (SIPRI) che nel 2014 ben 29,2 miliardi del budget dello Stato italiano sono andati alla Difesa e solo 2,9 alla cooperazione internazionale. Questa non è coerenza delle politiche.

Le tante iniziative previste dalla Farnesina in occasione di Expo a Milano non servono a tamponare contraddizioni e ritardo nell’acquisizione di maggiore autorevolezza dell’Italia sui temi globali dello sviluppo: risorse e condivisione delle linee di indirizzo con approccio “di sistema” sono ancora un miraggio, nonostante la Legge 125/2014.