Sindaci italiani contro le unioni gay: “L’obiezione di coscienza è un nostro diritto”

unioni civiliI sindaci “disobbedienti” non si arrendono e anche dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, molti amministratori e funzionari sono sul piede di guerra.

Sono numerosi, infatti, i primi cittadini e altri funzionari, in tutta Italia, che chiedono l’obiezione di coscienza in merito alla celebrazione delle unioni gay, in quanto contraria alle loro profonde convinzioni morali e religiose nel rispetto del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione. Per questo ieri, 31 marzo 2016, è stato presentato in una conferenza stampa alla Camera, l’emendamento a firma di Fabrizio Di Stefano deputato di Forza Italia, raccogliendo l’appello di ProVita, a favore dell’inserimento della clausola dell’obiezione di coscienza per chi si rifiuterà di celebrare le unioni civili tra persone omosessuali.

Già il 10% dei sindaci italiani, contattati dai deputati che hanno promosso l’iniziativa, sarebbero favorevoli all’introduzione di una modifica in tal senso al testo del ddl.

Quella dell’obiezione di coscienza è una questione di tutela e di rispetto delle sensibilità di tutti – dice Di Stefano –, pure di quelli che non vogliono celebrare dei riti che si ritengono contrari ai propri principi etici e religiosi. E precisa “solo nella regione Abruzzo quaranta sindaci hanno sottoscritto la richiesta di presentazione di questo emendamento”.

Sono circa un centinaio i primi cittadini che hanno raccolto lo stesso appello fatto dalla Onlus Pro Vita, secondo il portavoce dell’associazione Alessandro Fiore, che ha moderato la conferenza stampa alla Camera dei Deputati. “Rispetto a questo argomento non si può sostenere che si è di fronte ad opinioni personali – ha detto Fiore -, in quanto si tratta di scelte che hanno una portata sociale macroscopica al di là del fatto che probabilmente sarebbero di più gli obiettori, rispetto ai gay che desiderano sposarsi”. La questione dell’obiezione di coscienza, come è stato ricordato, è infatti esplosa in tutti i Paesi in cui sono state introdotte le unioni civili e i matrimoni egualitari: un caso su tutti, quello di Kim Davis, l’impiegata americana del Kentucky, condannata al carcere per essersi rifiutata di registrare un matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché contro i propri principi religiosi.

In più, non sarebbero solo i sindaci di “opposizione” ad essere d’accordo con l’idea di inserire questa clausola all’interno della futura legge, ma anche diversi sindaci a favore delle unioni civili, reputerebbero giusto offrire a chi non è d’accordo la possibilità di esercitare questa libertà di scelta. Ad essere trasversale, inoltre, sarebbe anche l’appoggio a questo emendamento, con un deputato del Pd che sembrerebbe averlo sottoposto anche all’attenzione del Presidente del Consiglio, che però, da parte sua, non sarebbe disposto ad aperture di questo tipo. Il testo è “blindato” ripete, infatti, anche Massimo Gandolfini, del Comitato organizzatore del Family Day: “non può essere cambiato di una virgola, perché se cambia deve tornare al Senato, e dal Senato non uscirebbe più”.

Fonte: www.notizieprovita.it