Siria. Aleppo “Grazie a chi ci ha sostenuto e pregato per noi: fra poco ci uccideranno tutti”

siriaAd Aleppo in queste ore è in corso un vero e proprio genocidio di bambini. Sarebbero in atto delle esecuzioni nel corso delle quali, secondo una fonte giornalistica locale Aleppo24, starebbero bruciando vivi proprio i più piccoli e indifesi.

Uno scenario drammatico denunciato anche dalle Nazioni Unite secondo le quali ieri 13 dicembre, “forze siriane” avrebbero ucciso “almeno 82 civili ad Aleppo Est nel corso di “un’incursione che le ha viste entrare in abitazioni private”. L’ufficio dei diritti umani dell’Onu parla chiaramente di “esecuzioni”, descrivendo la situazione come una “mancanza totale di umanità” e sottolineando che nell’eccidio sarebbero morte almeno 11 donne e 13 bambini.

Questo è accaduto in quattro zone dove “le forze siriane si sono introdotte nelle case e hanno freddato le persone all’interno, comprese donne e bambini”.

Lo stesso Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha espresso allarme “per le notizie di atrocità nei confronti di un gran numero di civili”.

E intanto c’è chi affida alle chat sui social il proprio estremo saluto alla vita come quello di Modar Shekho, giovane infermiere di Aleppo est, dedicato al padre: Dio ti benedica, noi saremo i prossimi a raggiungere il Paradiso. Aspettaci” . Al messaggio, Shekho ha allegato la foto del suo testamento scritto a mano. Da allora, nessuna risposta ai contatti sui social network.

Dal cuore dei quartieri assediati arrivano voci, video e parole inequivocabili: “Ad Aleppo est è in corso un genocidio, i militari di Assad stanno bruciando i bambini. Non credo che riuscirò più a denunciare questa cosa da vivo“. E così la chat diventa un addio: “Non so se e quando riusciremo a risentirci, amico mio“.

In un video postato lunedì, Fadi al-Halabi, 22 anni, ex ingegnere trasformato in operatore dell’Aleppo Media Centre, mostra come dei civili vengano disposti in lunghe file indiane, alle spalle un muro giallo. Uomini da una parte, donne e bambini dall’altra. Qualcuno salirà a bordo degli autobus e dei camion in attesa ai varchi dell’area assediata, di altri, forse, non si saprà più nulla.

Analisti e osservatori tendono a paragonare l’epilogo del lungo assalto ad Aleppo (gli scontri sono iniziati almeno 4 anni fa, l’assedio finale è scattato invece in luglio) a quello storico di Stalingrado.

Fonte: Il Fatto quotidiano