Siria. Oltre 6 milioni di bambini hanno bisogno di cure sanitarie. La prossima sfida di Ai.Bi: il primo ospedale pediatrico dentro la collina

siria fotoFinalmente, in Siria, le armi hanno smesso di far fuoco, anche se non del tutto. La tregua chiesta il 9 settembre dagli Stati Uniti e dalla Russia regge ormai da trentasei ore, e se la situazione non cambierà prima del 19 settembre potrebbe tornare la speranza in questo Paese devastato da cinque anni di guerra.

I combattimenti e i bombardamenti potrebbero riprendere in qualsiasi momento, ma se la tregua dovesse reggere, tra otto giorni gli statunitensi e i russi potrebbero coordinare i loro attacchi contro i movimenti jihadisti, il gruppo Stato islamico (Is) e l’ex Fronte al nusra, permettendo la ripresa dei negoziati di pace ed eventualmente la creazione di un governo di transizione incaricato di organizzare elezioni sotto il controllo della comunità internazionale. Tutte le ore che ci separano dal 19 settembre saranno cruciali.

Non è ancora il momento di esultare, ma ci sono motivi per non escludere che questa sia la volta buona per la pace in Siria.

Un quadro che ha spinto Ai.Bi. a non perdere un minuto di più: grazie alla tregua verrà potenziato l’intero impegno di Amici dei Bambini in Siria dove opera da 3 anni, nel corso dei quali i suoi interventi di sicurezza alimentare e protezione dei minori hanno aiutato 25mila bambini e le loro famiglie a credere ancora in un futuro di pace nel loro Paese. All’orizzonte c’è ora un’altra sfida: la costruzione di un ospedale pediatrico. Oltre 13 milioni di persone – tra cui 6 milioni di bambini – hanno bisogno di aiuti. L’aspettativa media di vita è crollata a poco più di 20 anni e oltre 11 milioni di persone necessitano di assistenza sanitaria.

Una sfida ambiziosa che si potrà realizzare solo con il contributo di tutti. Una sfida che si potrà sostenere a partire già da sabato 17 settembre con un sms o una chiamata solidale a favore della campagna Bambini in Alto Mare. Portando medicinali e cure mediche nel cuore della Paese, si potrà donare ai piccoli siriani la possibilità di tornare a una vita dignitosa nella loro terra, evitando che, come troppe volte accade, finiscano per salire, con le loro famiglie o da soli, su quei barconi su cui rischierebbero di colare a picco nel Mediterraneo. Per loro il mare deve continuare a essere un luogo in cui giocare, come per tutti i bambini, e non in cui morire.