Social. Uso vietato ai minori di 13 anni

Dopo la prima approvazione in Francia di una legge che vieta l’iscrizione ai social network prima dei 15 anni, il leader di Azione Carlo Calenda è pronto a presentare un disegno di legge analogo: niente social fino ai 13 anni e dai 13 ai 15 solo con consenso dei genitori

In tutta Europea, si torna a parlare con insistenza di social network e adolescenti. A “trainare” il discorso è senza dubbio la Francia, Paese in cui l’Assemblea Nazionale ha approvato quasi all’unanimità (82 voti favorevoli e solo 2 contrari) la prima lettura della proposta di legge che mira a innalzare l’età minima per potersi iscrivere ai social network a 15 anni.

Francia in prima linea per tutelare i minori dai social network

La Francia è tra i Paesi più attivi nel cercare di regolare l’utilizzo dei socail network, prova ne sia anche la recente approvazione di un legge che regolamenta il lavoro degli influencer e dei content creator, proibendo, per esempio, la promozione di interventi di chirurgia estetica e dando regole molto più strette e severe anche per quanto riguarda il gioco d’azzardo, le scommesse e i prodotti contenenti nicotina.
Tornando a quanto concerne più da vicino i social network, sulla linea “francese” si muove il piano annunciato dal leader di Azione Carlo Calenda che punta all’obiettivo di vietare qualsiasi accesso ai social network per i minori di 13 anni, e di concedere un account a chi ha dai 13 ai 15 solo previo consenso dei genitori.

Il piano di legge italiano per sensibilizzare verso l’uso dei social network

L’idea è stata esposta dall’ex ministro durante la trasmissione Mezz’Ora in Più, su Rai 3 e, come riporta Il Messaggero, ha alla base l’idea di incentivare un uso più consapevole dei social network. “È una questione di responsabilità…– sono le parole riportare dal quotidiano e riferite a fonti parlamentari di Azione. I minori non sentono più la necessità di incontrarsi ma soprattutto rischiano di essere assuefatti dagli smartphone. Non si può lasciare il compito di educarli solo alla scuola e alle famiglie, occorre una regolamentazione”.
Secondo i promotori della legge, la sua approvazione aiuterebbe non solo a preservare la salute mentale dei minori, evitando di esporli ai social network in età troppo precoce, ma anche a ridurre i fenomeni di cyber bullismo.
Oltre a Francia e Italia, anche in altri Paesi la discussione sull’utilizzo dei social per i minori è molto sentita. E dove non arrivano le leggi dello stato ci si organizza “dal basso”. Come avvenuto nella città irlandese di Greystones, in cui le associazioni dei genitori delle 8 scuole elementari si sono accordato per non concedere ai propri figli l’uso del telefonino prima dei 15 anni. Perché se a impedirlo è una sola famiglia, il minore potrebbe essere visto come quello “strano” e, in qualche modo, emarginato dagli altri che il telefono ce l’hanno. Ma se tutti i ragazzi, nessuno escluso, lo smartphone non ce l’hanno, quella diventa la “normalità”, con benefici per tutti.