Sorpresa al distributore: diesel più caro della benzina. Perché?

Da qualche tempo arrivare davanti al distributore e vedere che il prezzo del diesel è maggiore di quello della benzina è piuttosto destabilizzante. Anche perché non si tratta di una differenza di poco conto

Fino a oggi, l’equazione, per chi senza troppe pretese e conoscenze andava a comprare una macchina, era piuttosto semplice: fai tanti chilometri e, di conseguenza, tanti rifornimenti? Meglio il diesel: costa di più l’auto al momento dell’acquisto, ma costa meno il pieno al distributore e, alla lunga, ammortizzi il sovrapprezzo. Fai pochi chilometri? Va bene un’auto a benzina, che costa meno dal concessionario e inquina meno. Per chi ha nella testa tutto questo, arrivare davanti al distributore negli ultimi giorni e vedere che il prezzo del diesel è maggiore di quello della benzina è piuttosto destabilizzante. Anche perché non si tratta di una differenza di poco conto: secondo i dati dell’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico la media dei prezzi della benzina verde, al self-service, è di 1,726 euro al litro, quello del diesel è 1,830 euro.

Da cosa dipende il rialzo del prezzo diesel?

A rispondere ha provato il presidente dell’Unione Energie per la Mobilità Claudio Spinaci in un’intervista pubblicata da Il Messaggero. Innanzitutto, chi di mestiere ha a che fare con i carburanti, in realtà, non si è stupito più di tanto, perché in questo periodo dell’anno, con l’arrivo dell’inverno, c’è sempre stato un avvicinamento dei prezzi di benzina e gasolio. È una questione di domanda: dopo l’estate, la benzina è meno richiesta, perché la mobilità delle auto private si riduce, mentre aumenta quella del gasolio, utilizzato anche per produrre riscaldamento ed energia. Certo, il riavvicinamento non aveva mai portato a un sorpasso, complice anche la differenza delle accise sui due carburanti: sul gasolio lo Stato applica 11 centesimi in meno di accise e il rialzo dei prezzi non bastava comunque a compensarlo.
Oggi, però, la differenza di prezzo tra i due prodotti è arrivata a superare anche i 20 centesimi e, dunque, gli 11 centesimi di differenza garantiti dalla accise sono stati superati.

Il prezzo diesel “paga” il calo delle importazioni dalla Russia

La domanda, a questo punto, si sposta di un “gradino”: capito il perché “numerico” del sorpasso, a cosa si deve attribuire questo diverso rialzo dei prezzi? La risposta non è molto complicata: alla guerra. O, meglio, alla diminuzione delle importazioni di gasolio dalla Russia, che forniva all’Europa circa il 30% del suo fabbisogno petrolifero, ovvero qualcosa come 25 milioni di tonnellate all’anno.
Sempre legate alla guerra sono anche le preoccupazioni di possibili razionamenti durante il prossimo inverno, cosa che ha portato a un aumento di richiesta di gasolio per far fronte a possibili bisogni ulteriori che arriveranno. Spinaci, da parte sua, rassicura sul fatto che le forniture non preoccupano più di tanto, in quanto l’Italia può ancora contare su un’industria della raffinazione in grado di garantire la domanda interna.
L’attuale situazione, però, è bene ricordare, si è creata in un momento in cui le vere sanzioni nei confronti del petrolio russo non sono ancora entrate in vigore. Lo faranno dal 5 dicembre e lo scenario peggiore è che questo possa portare alla chiusura della raffineria di Priolo, in Sicilia, controllata dalla società russa Lukoil (attraverso la società svizzera Litasco), che da sola fornisce il 20% della produzione di gasolio italiana. Spinaci sottolinea come, secondo il suo parere, anche quando scatteranno le sanzioni, sia prioritario garantire la continuità della produzione, permettendo alla Priolo di tornare a operare sul mercato internazionale del greggio, senza la necessità di fornirsi da quello russo.