Sostegno a distanza: ma io che ci guadagno?

Jenny scrive:
Il sostegno a distanza, di cui così poco si sente parlare sui media tradizionali è a mio avviso una forma intelligente di aiuto ai popoli. Si riesce a rispettare la loro specificità, intervenendo nel Paese senza alterarne gli equilibri, si crea uno scambio solidale… potrebbe essere una delle formule del futuro. C’è un però. I beneficiari ricevono tanto: io, da sostenitrice, che cosa riceverei invece? Attenzione, non parlo in termini materiali, ma in termini di anima: che cos’è che mi prenderebbe al cuore e mi spingerebbe a non finire mai più? Questo vorrei riuscire a capire.
A vederlo da fuori il sostegno a distanza sembra tutto molto astratto (sani principi, solidarietà, aiuto, giustizia ai bambini senza famiglia) ma nel concreto che cosa si viene a creare?
Insomma, sto soppesando di diventare sostenitrice e vorrei farmi qualche idea più chiara.

Cara Jenny,

lettera molto interessante la tua. Vi leggo una grande curiosità. Ti chiedi giustamente quale sorpresa ti riserva il sostegno a distanza. Ai bambini e alle strutture che sosteniamo arriva amore e aiuto, ma io, sostenitore italiano, che cosa avrò invece?

Per noi è importantissimo avere l’opportunità di spiegare bene cosa intendiamo per sostegno a distanza. In particolare, con il sostegno a personalizzato a un bambino, c’è molto di concreto, ma molto dipende dall’impegno che vuole metterci il sostenitore. Mi spiego meglio.

L’impegno che chiediamo a un sostenitore va oltre il contributo economico, comunque prezioso per i bambini sostenuti. Si chiede in qualche modo al sostenitore con Ai.Bi. di fare “accoglienza a distanza”. Il bambino da sostenere, che vive dall’altra parte del mondo, ha infatti spesso un passato turbolento e nella sua vita non ha mai avuto dei riferimenti adulti positivi.

Quindi si chiede al sostenitore o alla sostenitrice di “prender per mano” questi bambini, accompagnarli nella loro vita anche se da lontano, fino a quando non saranno in grado di camminare da soli o quando riusciremo a trovare loro una mamma e un papà.

Hai la possibilità di donare amore e attenzioni che daresti a un figlio lontano. Di stabilire un legame affettivo. E questo è l’aspetto concreto, quello che il sostenitore italiano avrà in cambio; essere un “genitore a distanza” significa farsi carico del suo progetto di vita.

Hai la possibilità di comunicare con il bambino attraverso una fitta corrispondenza, attraverso gesti di affetto come ricordarsi del suo compleanno e come, per i più fortunati, andare a fargli visita nel suo Paese, per conoscerlo di persona.

Hai la possibilità di pensarlo. Con una cartolina, durante le vacanze, o semplicemente tenendo la sua foto sul comodino.

I report periodici sui suoi progressi ti aiuteranno a conoscerlo sempre meglio. Insomma puoi essere una sostenitrice molto vicina a lui, anche se ti trovi “a distanza” da lui. In fondo il sostegno a distanza serve proprio a questo: abbatterle le distanze. E davvero il bambino ti entrerà “nell’anima”, come dici.

Spero di averti aiutato a decidere. Non c’è niente di più bello che diventare sostenitrice, perché, nonostante la lontananza, riusciresti a stare sempre e veramente vicina al tuo “bambino a distanza”.

Cristiano Campari, area Sostegno a Distanza di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini