Sostegno a distanza: ma vale veramente la pena spendere 50 euro al mese per un bambino abbandonato?

Massimo scrive:

Ciao,

mi chiamo Massimo e ritengo di essere una persona sensibile al tema dell’infanzia abbandonata ma in passato non ho mai preso in considerazione l’idea di sottoscrivere un sostegno a distanza.

Solo recentemente, grazie al vostro sito e alle storie che puntualmente ci riferite, ho compreso come il sostegno a distanza possa essere non solo una modalità di aiuto materiale ma anche un bellissimo modo per creare una relazione con un bambino che ha bisogno d’affetto e di una relazione più profonda con qualcuno che, seppur lontano, abbia un sincero desiderio di prendersi cura di lui.

Sto scegliendo tra le diverse formule da voi proposte e mi domando se veramente quella più onerosa possa veramente creare questo tipo di relazione?

Sperando in una cortese risposta vi ringrazio.

Massimo

Caro Massimo,

la tua lettera mette a fuoco un tema fondamentale, quella della relazione tra sostenitore e bambino abbandonato, relazione rilevantissima non solo dal punto di vista del supporto materiale ma anche e sopratutto in termini che vorrei definire terapeutici.

Mi spiego meglio, un bambino abbandonato che vive in istituto soddisfa i suoi bisogni materiali attraverso la relazione con operatori stipendiati che gli forniscono l’assistenza di cui ha bisogno. Con questo non voglio dire che non si stabiliscano relazioni affettive sincere ma semplicemente che tali relazioni nascono in un contesto che non privilegia la gratuità.

I bambini che vivono in queste condizioni, abbandonati e privi di relazioni basate su un amore totalmente gratuito tendono a sviluppare forti sensi di inadeguatezza se non addirittura di colpa: “Se sono stato abbandonato è perché mi sono comportato male, perché sono cattivo, perché sono inadeguato”.

Tutto questo mina profondamente l’autostima del bambino creando inoltre isolamento, diffidenza e disperazione tanto da, fortunatamente solo in rari casi, arrivare addirittura a poter rifiutare un’opportunità di adozione. Inevitabile il convincimento di “Non valere niente, di essere una nullità” e che quindi nessuno possa provare un interesse sincero.

Per fortuna c’è un meccanismo che può spezzare questo circolo vizioso lasciando viva la speranza e praticabile la possibilità di una successiva adozione.

Si tratta proprio del sostegno a distanza: nel bambino abbandonato che si sente oggetto dell’affetto di qualcuno che, seppur lontano migliaia di chilometri, sceglie di riservargli un atto d’amore gratuito scatta qualcosa di meraviglioso, l’affetto. Ed è proprio questa scintilla che porta il bambino a cambiare prospettiva: “Se qualcuno di così lontano sceglie di occuparsi di me vuol dire che anch’io valgo qualcosa, non sono una nullità ma una persona alla quale si può voler bene”. Si esce così dall’autopunizione e si ravviva la speranza più importante per un bambino in queste condizioni, la speranza di poter un giorno lasciare l’istituto divenendo finalmente figlio e parte di una famiglia capace di dare l’amore e le attenzioni di cui ha bisogno.

Per questo motivo caro Massimo caldeggiamo un impegno, quello dei 50 Euro mensili, che certo sappiamo essere faticoso ma che consente di intervenire realmente nella vita dei bambini creando così un forte legame tra essi e i loro “Papà e mamme” lontani ma sempre presenti nel cuore.

Se anche tu ritieni che ci sia da qualche parte nel mondo un altro tuo figlio, che non conosci, ma che ti sta chiamando non esitare oltre e, se ti è possibile, fai questo sforzo che, ti assicuriamo, ti restituirà molto di più di ciò che ti costerà.

In bocca al lupo

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini