Stepchild adoption. La legge non serve più a niente: l’adozione gay è a discrezione dei giudici.

familyL’adozione gay in Italia è a discrezione dei giudici. Almeno stando a quanto è successo in due grandi città: Roma e Napoli. Casi simili, bambino nato con fecondazione assistita all’estero e desiderio della compagna della madre di adottare il minore: ma con risultati opposti. A Roma ciò è stato possibile, con una sentenza contra legem. A Napoli, invece, il prefetto ha annullato rispettando la legge italiana, l’iscrizione all’anagrafe del bebè con il doppio cognome.

Insomma sembra proprio il caso di dire che un argomento così delicato, quale l’adottabilità gay del minore, è strumentalmente e arbitrariamente gestito dai giudici che in barba alla legge decidono liberamente quello che vogliono.

Andiamo con ordine.

A Napoli  il prefetto, Gerarda Pantoalone annulla la trascrizione all’anagrafe della nascita del piccolo Ruben, venuto alla luce ad agosto a Barcellona da una coppia, sposata da sette anni, di donne. Il bambino aveva potuto avere un documento di identità grazie al fatto che il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, lo aveva inserito all’anagrafe cittadina con doppio cognome delle madri e inserendo nella casella riservata al padre il nome di una delle due. Due errori che il prefetto gli aveva intimato una settimana fa di emendare perché non consentiti dalla legge italiana.

Esatto opposto a Roma, dove una coppia di donne ha una bambina tramite fecondazione artificiale fatta all’estero. La bambina nasce poi in Italia. La compagna non madre biologica vuole diventare anche lei “madre” della piccola tramite l’adozione. Fanno dunque richiesta al Tribunale dei minorenni di Roma il quale chiede al Gil adozioni di redigere un parere sulla coppia.  Ecco uno stralcio del parere: “Le due donne sono in grado di riflettere sulle scelte educative per Irene, di discuterle e di condividerle nell’ottica di costruire per lei un percorso di vita che non le crei difficoltà, ma le fornisca strumenti adeguati a conoscere la sua storia e a farla sentire serena e in equilibrio con se stessa. La tematica delle origini ed il modo di raccontarla alla bambina è un argomento da affrontare con gradualità e le due donne hanno deciso di farsi sostenere da specialisti”. Questo breve passaggio è un autogol: se serve uno specialista per spiegare alla bambina quando sarà pre-adolescente il perché ha due “mamme” e non una mamma e un papà, ciò è già la prova che la situazione di filiazione omogenitoriale è anomala e non fa il bene del minore.

Il Tribunale chiede un parere aggiuntivo anche ad un consulente tecnico di ufficio che dichiara: “La aspirante madre appare dotata di un funzionamento psicologico equilibrato ed adatto, frutto di un pensiero integro e di un consistente contenimento razionale che conferisce alla donna una sostanziale stabilità nel comportamento e nelle espressioni affettive e pulsionali, in una personalità sensibile e emotivamente disponibile. L’adeguatezza genitoriale presuppone la presenza necessaria di funzioni e responsabilità specifiche che non dipendono dall’essere madre-padre, donna-uomo, o addirittura dalla presenza o dal sesso del co-genitore. Nel caso in oggetto l’esame delle competenze genitoriali è positivo e il giudizio clinico è assolutamente favorevole”.  Quindi il bambino non ha bisogno di un padre e di una madre bensì di competenze genitoriali esprimibili da chiunque e dove il sesso del “competente” è ininfluente. E così il giudice Melita Cavallo ha disposto che la bambina può essere adottata dalla compagna della madre emettendo nei fatti una sentenza contra legem.

Morale? Siamo nelle mani di giudici che con la loro discrezionalità decidono del futuro di minori che non sono nelle condizioni di difendersi.