“Tata” Francesca: “Anche se sono già mamma, penso continuamente all’adozione”

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Scrivi infanziaeducazionefamiglia. Leggi Francesca Valla. Parliamo di una delle “tate” più conosciute d’Italia. Certamente la più sensibile alle tematiche che riguardano il mondo dei bambini. Insegnante di scuola primaria, Francesca Valla ha compiuto il passo verso la notorietà diventando protagonista del fortunato programma televisivo “S.O.S. Tata”.

Quando l’Associazione Amici dei Bambini e “Tata” Francesca si sono incontrati, è stato subito colpo di fulmine. Non sarebbe potuto essere diversamente, perché per entrambi i bambini sono al centro del cuore.

È stato amore a prima vista con Ai.Bi.; – confida Francesca Valla –  l’idea che esistano persone che si occupano dell’abbandono con tanta serietà e devozione mi ha convinta che non esiste male peggiore dell’abbandono per un bambino.”

Un’amicizia, quella tra Ai.Bi. e la Tata, propiziata da un evento speciale: la presentazione della collezione “Chicco di Felicità”, in occasione della Festa della mamma 2013. “Ho conosciuto il progetto e le intenzioni di Ai.Bi. nel 2013 durante l’evento Chicco di Felicità – conferma – e ne sono rimasta molto toccata. Ho apprezzato in particolar modo il concetto del prendersi cura, di dare ai nostri figli uno spazio di ascolto, un ambito familiare sicuro nel quale possano autenticamente vivere il loro diritto di essere figli.” Questo è il cuore  del messaggio di Ai.Bi., l’impulso che ha spinto Francesca a condividere un percorso comune con Amici dei Bambini.

“Conoscere la missione di Ai.Bi., l’amore che traspare dai suoi interventi al fianco dell’infanzia abbandonata,  – prosegue Francesca Valla – ha costituito per me l’occasione per riscoprire il senso del mio essere “madre” di una bimba di tre anni, della mia capacità di accoglierla e farla crescere.

Il fatto che Ai.Bi. promuova la cultura dell’accoglienza, ha permesso la fioritura di una consapevolezza nuova rispetto all’importanza di avere cura anche della propria genitorialità“Diventando madre mi sono resa conto di quanto conti preparare per mia figlia un ambiente caldo, sicuro, protetto, in grado di accoglierla al meglio.”

Una consapevolezza che si è trasformata in desiderio di conoscenza. Quando Francesca è stata informata  da Ai.Bi. circa il fatto che nel mondo vivono  (o sopravvivono) 168 milioni di bambini abbandonati, ha fatto propria la convinzione che ciascuno debba sentirsi responsabile di rispondere al grido di questo “popolo” innocente.

“Penso continuamente all’adozione – conferma Francesca – anche se non è una scelta facile, una scelta che si possa compiere da soli. E’ una decisione che deve maturare ed essere condivisa in famiglia.”

Una continua scoperta e un percorso formativo, quello iniziato da Tata Francesca con Ai.Bi., che le ha permesso di capire la differenza abissale tra il portato di accoglienza della casa-famiglia promossa da Ai.Bi. e il modello della comunità educativa“Ho visitato una casa-famiglia di Ai.Bi. alcune settimane fa. Una meravigliosa scoperta, dove ho fatto esperienza dell’impegno di una famiglia, una mamma e un papà che si prendono cura di questi bambini a 360 gradi, e di tutti coloro che si impegnano a dare una mano alla famiglia, che certamente attraversa un percorso impegnativo.” “La casa-famiglia rappresenta senza dubbio il modello più adeguato di accoglienza, perché i bambini ritrovano la dimensione di figlio, si sentono accolti, amati e hanno anche la possibilità di creare relazioni forti tra loro. È stato bello vedere come giocavano. Da esperienze come questa sono stata arricchita dal punto di vista personale, oltre che professionale.”

Quei bambini abbandonati sono i nostri figli, – conclude Francesca – non possiamo pensare di lasciarli soli. Insieme dobbiamo sentirci responsabili e prenderli per mano.” L’obiettivo è colto nel segno, l’intesa totale, anche se la strada è lunga e impegnativa. Ma quando accadono incontri di questo tipo, percorrerla ha un gusto speciale.