Torino. Adozioni internazionali: la crisi si supera lottando per eticità e trasparenza e non contro l’unico ente pubblico

madre segretaQual è l’impatto di internet sul mondo delle adozioni? E soprattutto: come continuare a garantire l’anonimato delle madri biologiche di fronte alle potenzialità dei social network? A queste domande si prova a rispondere nel corso del convegno “Connessioni. Leg@mi adottivi ai tempi di internet”, che si sta svolgendo a Torino, presso il Centro Congressi del Lingotto, dal 15 al 17 aprile. Un forum organizzato dall’Agenzia regionale piemontese per le adozioni internazionali (Arai) e pensato non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per le famiglie che hanno l’occasione di confrontarsi sugli strumenti di tutela nell’epoca del web.

Inaugurando i lavori del convegno, mercoledì 15, il presidente del Consiglio regionale piemontese, Mauro Laus, ha rivendicato gli “importanti provvedimenti legislativi” adottati dalla Regione Piemonte “volti a promuovere una forte cultura dell’accoglienza”, quali ad esempio l’istituzione della stessa Arai, “primo servizio pubblico in Italia con il compito di svolgere funzioni di ente autorizzato per le adozioni internazionali”.

In particolare, la prima delle 3 giornate torinesi è stata dedicata alla ricerca di quello che l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Augusto Ferrari, ha definito “un equilibrio tra la garanzia dell’anonimato della donna e la ricerca delle proprie radici da parte dei figli adottati”. “Questo alla luce delle nuove tecnologie – ha precisato Ferrari – che non sempre consentono la mediazione genitoriale e che possono essere fonte di spaccatura tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi”.

Una questione, quella della difesa dell’anonimato delle madri che hanno scelto di partorire in segreto (sono più di 90mila in Italia dal 1950 a oggi), sulla quale Amici dei Bambini è da tempo intervenuta a sostegno di una petizione lanciata dall’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie).

Al di là della petizione, del tutto condivisa da Ai.Bi., l’Anfaa si è però recentemente schierata al fianco del Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base che “continua a ritenere inaccettabili i finanziamenti destinati” all’Arai, come si legge in un volantino in cui tale questione è presentata contestualmente a quella della tutela dell’anonimato delle madri segrete. Un accostamento che Ai.Bi. ritiene inopportuno, prendendo le distanze da quanto affermato dal Csa sull’Arai. Di fronte alle gravi condizioni in cui versa attualmente l’adozione internazionale – sottolinea Valentina Griffini, responsabile dell’Area Estero di Ai.Bi., che interverrà al convegno torinese nella giornata di venerdì 17 aprile – il vero problema non è l’esistenza di un ente pubblico come l’Arai. La “malattia” dell’adozione internazionale è da ravvisare piuttosto in un pesante vuoto democratico, in una grave mancanza di trasparenza a livello istituzionale (basti pensare che non sono ancora stati pubblicati i dati sulle adozioni realizzate in Italia nel 2014) e nella piaga dei soldi contanti in nero portati all’estero dagli aspiranti genitori. Ai.Bi. da tempo porta avanti una vera battaglia per l’eticità e la trasparenza dell’adozione. Una battaglia in cui ci si aspetterebbe di trovare come alleati tutti gli addetti ai lavori e i soggetti interessati. Alcuni dei quali, invece, purtroppo, preferiscono lasciare solo chi si batte per salvare quel che resta dell’adozione internazionale. Questi saranno i temi che Valentina Griffini approfondirà nel suo intervento al convegno torinese, oltre a sottolineare la posizione di Ai.Bi. a favore di una legge che salvaguardi l’anonimato delle madri che, al momento del parto, hanno scelto di non far conoscere la propria identità. Solo una legge capace di tutelare le partorienti, infatti, potrebbe contribuire a non fare aumentare il numero degli aborti, degli infanticidi e degli abbandoni.