Torino. Ennesima tragedia: muore un neonato abbandonato per strada. Urge distribuzione capillare di culle per la vita

Ennesima tragedia. Ennesimo abbandono per strada di un neonato con il peggiore degli epiloghi: la morte del neonato stesso.

E’ quello che è successo stamani, 30 maggio, a Settimo Torinese (Torino). L’allarme è partito alle 6,30 da Settimo Torinese, dove, in via Turati, all’altezza del numero civico 2 un operatore ecologico ha visto un fagottino a terra. Era un bimbo, un neonato, ed era vivo. È stato chiamato il 112 dei carabinieri e il 118 ha portato di volata il piccolino al Regina Margherita. Purtroppo il neonato, che era avvolto in un asciugamano, è morto quasi subito in ospedale.

Il bebè, un maschietto, aveva ancora il cordone ombelicale attaccato al corpo. E’ nato probabilmente nella notte, o al massimo ieri sera. Una volta giunto all’ospedale, è stato soccorso in ogni modo. I medici hanno tentato di rianimarlo per un’ora, ma è stato inutile. Ma non c’è stato nulla da fare: è deceduto 30 minuti dopo il ricovero in ospedale, alle 8,15.

I carabinieri di Settimo si stanno informando attraverso gli ospedali di zona per capire se nelle ultime ore ci sono stati ricoveri di donne che avessero appena partorito. Le indagini proseguiranno anche attraverso l’esame delle eventuali telecamere di video sorveglianza, che potrebbero aver ripreso chi ha abbandonato il neonato in strada. 

Era un bel bambino, aveva uno straccio sporco di sangue –racconta chi lo ha trovato -, doveva essere nato da poco. Avrei fatto qualsiasi cosa per salvarlo. Sono state delle bestie, lo ha no gettato dal finestrino. Ne sono sicuro”.

Per Fabrizio Puppo, sindaco di Settimo Torinese: “Un neonato abbandonato per strada è una tragedia che lascia sgomenti, è una sconfitta per tutta la società

La zona in cui è stato abbandonato il bimbo è residenziale e centrale, si trova poco distante rispetto all’isola pedonale. Nel paese è presente un ospedale ma senza reparto maternità. Gli ospedali più vicini dove potere partorire sono il Giovanni Bosco di Torino, quello di Chivasso e il Maria Vittoria di Torino.

Sarebbe stata, dunque, sufficiente la presenza di una culla per la vita per non fare morire per strada questo bambino. Una culla per la vita come le altre 50 sparse in Italia ma evidentemente un numero e una distribuzione non capillare visto che ancora si assiste inermi a tragedie del genere.

Se solo questa donna disperata avesse avuto la possibilità di lasciare in una culla per la vita in totale anonimato la sua creatura, ora il bambino sarebbe vivo e lei non cercata dalla polizia.

Ennesima vicenda, dunque, che fa emergere ancora di più l’impellenza di diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale la Culla per la vita, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale.

In Italia al momento ci sono circa 50 culle: clicca qui per vedere l’elenco.

Tra queste c’è anche quella di Ai.Bi., inaugurata lo scorso 1 dicembre 2015 a Melegnano (Milano) facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e che va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia.

La culla di Ai.Bi è l’unica nel territorio, nel sud della città di Milano. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati o di chi lascerà il bambino nella culletta nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma.