Tre milioni di ragazzi per il Papa a Rio. “La nostra missione? Liberare i bambini del mondo dalla schiavitù dell’abbandono”

4_0005“Giocate nella squadra di Gesù!”, così ha detto il Papa alla sterminata folla che ha invaso la spiaggia di Copacabana, offrendo l’emozione di uno spettacolo mai visto. Più di tre milioni di ragazzi tra la battigia e il lungomare di Rio, quanti neanche il più fantasmagorico dei capodanni carioca è mai riuscito a richiamare, radunati attorno al “pontefice dei poveri e delle periferie”, “Francesco della misericordia e degli abbracci”, il Papa di tutti.

E’ già stata ribattezzata la Woodstock della Chiesa e i numeri sono prodigiosi (3 milioni di fedeli da 190 Paesi diversi, 60 cardinali a concelebrare la messa, 1500 vescovi, 11000 sacerdoti). Ma il miracolo di questa Giornata Mondiale della gioventù, appena conclusa, è l’audacia di un pontefice che ribalta, con ferma, sorridente naturalezza, abitudini consolidate e inerzie di secoli e che dice ai giovani di andare per il mondo e lanciare un messaggio di speranza e di cambiamento vero, concreto.

“Per noi di Ai.Bi.G. il messaggio è quello di liberare i bambini dalla schiavitù dell’abbandono”, spiega Marco Carretta, presidente di Ai.Bi. Giovani. “Non eravamo presenti a Rio, ma tutti noi abbiamo seguito a distanza il Papa in Brasile, rilanciando le parti più belle dei suoi discorsi sulla nostra pagina Facebook”.

Le parole del pontefice non lasciano dubbi: basta con il “boomerang del lamento”, non ha senso fare i cristiani “part time”.

“Conto su di voi. Per sradicare e demolire il male e la violenza, per distruggere e abbattere le barriere dell’egoismo, dell’intolleranza e dell’odio, per edificare un mondo nuovo. Andate, senza paura, per servire”.

“Siamo pronti!”, continua Marco Carretta. “Bergoglio ha messo in evidenza che, ancora una volta, il cammino non sarà facile. Ma il coraggio di affrontare faccia a faccia la realtà, anche quella più difficile, a noi figli adottivi non manca di certo! Io, se credo in qualcosa, non mi tiro indietro!  E dobbiamo, insieme, lavorare sull’accoglienza, perché il mondo diventi per tutti un posto migliore in cui vivere e nessun bambino senta mai più la mancanza di una famiglia”.

Il Papa insegna ad andare per le strade, incontro alla notte, alla povertà, al dolore e al male più nero per rigenerarlo a vita, abbracciandolo.

E’ l’irresistibile forza dell’utopia che si fa testimonianza, esempio personale e perciò credibile e trascinante, con la ferrea semplicità degli umili.

E la rivoluzione è fatta di tanti gesti quotidiani, come quello che ha sconvolto i servizi di sicurezza proprio alla partenza e all’inizio di questo viaggio a Rio: il rifiuto dell’auto blindata (“Bergoglio ha passato la vita tra i poveri e non torna da loro in auto blindata”).

La Giornata mondiale della gioventù si chiude dopo una settimana, con l’emozione viva delle parole che cambiano (“la realtà può cambiare, l’uomo può cambiare”) e la forza dei grandi numeri. Il prossimo appuntamento è per il 2016 a Cracovia, nella Polonia di Giovanni Paolo II, che sarà proprio Francesco, quest’anno, a proclamare santo.

A quell’appuntamento non mancheranno i giovani di Ai.Bi.G., i tanti ragazzi adottati pronti a raccogliere la sfida lanciata dal Papa a una Chiesa capace di offrire le “viscere materne della misericordia”.

Una Chiesa accogliente come una madre, una Chiesa che abbraccia e bacia tutti, anche un bimbo disabile o una piccola anencefala, anche un figlio perduto nel dolore della tossicodipendenza, proprio come ha fatto Bergoglio.

“A Cracovia sicuramente parteciperemo. Il  pontefice ci ha fatto capire che, se si vuole cambiare qualcosa, la responsabilità e la capacità di farlo è nostra, delle nuove generazioni…”, conclude Marco Carretta. “Al suo appello  rispondiamo di slancio, mettendoci subito al lavoro. Perché noi sappiamo bene che cos’è la fame di mamma, la vediamo ogni giorno in tanti, troppi Paesi del mondo”.