Troppe le comunità educative in Italia: Brambilla propone un Osservatorio nazionale

ragazzo dietro finestraEntrano nelle comunità educative, e di loro si perdono le tracce. E’ il destino che tocca a troppi  bambini e ragazzi tra i 15mila minori che vivono fuori famiglia. L’allarme arriva dalla presidente della Commissione Infanzia e Adolescenza della Camera, Michela Vittoria Brambilla.

«In assenza di informazioni attendibili su ciò che avviene nelle case famiglia – ha ribadito la parlamentare – i minori passano dalla condizione di ‘allontanati’ a quella di ‘abbandonati’, spesso senza possibilità di avere contatti con il mondo esterno». Di qui la proposta lanciata durante il convegno «Affidamento temporaneo: abuso o tutela?», tenuto il 6 febbraio 2014 alla Camera e promosso dalla stessa Commissione, di istituire un Osservatorio nazionale sulle comunità educative.

L’appuntamento ha permesso anche di fare il punto su altre criticità. A cominciare dal fatto che la fotografia del sistema di affidamento dei minori fuori famiglia si basa in realtà non su dati certi, ma su stime, vista la carenza di informazioni relative ad alcune Regioni.

Stando ai dati aggiornati al dicembre 2011, 14.991 minori sono accolti in comunità  e 14.397 vivono in famiglie diverse da quella d’origine. Poco meno della metà sono affidati a parenti, gli altri a famiglie estranee.  È di nazionalità straniera il 17 per cento dei minori accolti in famiglie, circa un bambino su tre fra gli ospitati in comunità. Il 60 per cento degli accolti in famiglia sono in affidamento da più di due anni, nel 74 per cento dei casi l’affidamento è giudiziale. I bambini in affidamento familiare sono generalmente più piccoli di quelli in casa famiglia, i quali sono in gran parte adolescenti ed il 60% di loro è di sesso maschile. Oltre il 50% degli inserimenti in strutture è dovuto all’ inadeguatezza o all’ incapacità genitoriale. Che spesso si somma all’assenza di una rete familiare adeguata o a problemi giudiziari di uno o entrambi i genitori. Poco meno di un bambino su dieci presenta una qualche forma di disabilità certificata.

Una recente ricognizione delle comunità educative, vede sul territorio nazionale la presenza di 1800 centri di accoglienza per i minori. Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Sicilia sono le regioni in cui si concentrano il maggior numero di strutture. Solo in Sicilia si contano 63 comunità.

E qui un aspetto delicato è costituito dal rischio di lucro sulle spalle dei bambini in comunità, ciascuno dei quali ‘frutta’ circa 200 euro al giorno. A fronte delle poche centinaia di euro che vengono riconosciute mensilmente alle famiglie che accolgono in affidamento temporaneo un minore in difficoltà.

Sussiste un turn-over di bambini allontanati, per cui si hanno circa 10 mila dimessi a fronte di un pari numero di nuovi ingresso nelle case famiglia. «Da quanto emerso – si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge per l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulle comunità educative – il fenomeno degli allontanamenti facili ha assunto sempre più la connotazione di un vero e proprio giro d’affari dove i minori rappresentano merce di scambio per lucrare sui fondi destinati alla accoglienza residenziale dei minori».

Sottolinea Cristina Riccardi, responsabile politico dell’accoglienza familiare temporanea di Amici dei Bambini: «Puntare sull’affido etero-familiare non solo risolverebbe a monte gli aspetti economici a dir poco inquietanti, ma siamo convinti che un bambino in difficoltà debba vivere in famiglia. Un professionista, qual è l’ educatore che lavora in una comunità, al massimo può scimmiottare, ma non sostituire la figura di un genitore».

Fonte Online news