Ucraina. “Non abbiamo paura della morte, ma della vita: i nostri bambini e noi abbiamo il diritto di viverla”.

ucraina_kiev_piazza_maidan 350 def«Non è la guerra tra l’Ucraina e la Russia, è la lotta tra il bene e il male…».  La frase campeggia sul profilo  Skype di Masha Shkraba, referente di Ai.Bi. in Ucraina. Trentadue anni compiuti, bionda, colta, la voce pacata  di chi parla dopo aver selezionato attentamente le parole. Masha racconta in un bellissimo italiano le impressioni e le sensazioni  personali che sono poi quella della sua generazione.  E forse di tutto un popolo, che ha l’unico torto di voler appropriarsi del proprio presente. Nelle piazze di Kiev giovani e adulti erano scesi per ribadire la volontà di entrare nell’Unione Europea. Poi hanno capito che era tempo di lottare per rivendicare il diritto di essere cittadini. Non sudditi di un Governo formato da criminali, e per di più manovrato da uno stato estero, la Russia di Putin. Il quale, di fatto, controllava ogni azione dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich.

«Ho paura? Sì», risponde Masha. E subito aggiunge:« Come tutti. Dopo gli scontri temiamo davvero che scoppi la guerra. Anche se  a livello personale vedo che le istituzioni europee e l’America si stanno occupando della nostra situazione e hanno riconosciuto come legittimo il nuovo Governo. L’Ucraina non è alla periferia del mondo, è al centro dell’Europa». Poi chiarisce: «Io non ho paura della morte, ma ho paura della vita. Gli Ucraini hanno diritto di vivere in un mondo di verità e giustizia». Come tanti suoi connazionali, anche Masha ha portato un mazzo di fiori alla Maidan- la piazza dove si sono svolte le manifestazioni antigovernative- ma il suo pensiero va soprattutto «a chi da quella piazza è uscito ferito, senza occhi, senza gambe. E con quel corpo mutilato dovrà fare i conti per sempre».

In quel maledetto 21 febbraio in piazza Maidan la morte ha rapito anche un suo conoscente. Si chiamava Nazar, aveva 17 anni ed era arrivato a Kiev da Ternopil. Il ragazzo aveva percorso 400 chilometri per portare indumenti al cugino, lui sì,  da mesi tra i manifestanti di Maidan. Nazar Voytovych in piazza c’è stato solo due ore, ma tanto è bastato per diventare bersaglio di un cecchino. «Destino», commenta Masha, mentre passa in rassegna i morti e i desaparecidos di questa lotta per la democrazia. Parola che ancora nel 2014, nel cuore d’Europa un intero popolo ha dovuto difendere con il sangue.

Difficile prevedere l’impatto che questi venti di guerra avranno sulle adozioni internazionali. Per ora, l’unico riflesso del ‘terremoto’ che ha sconvolto il Paese è il limbo in cui sono parcheggiati alcuni progetti di Amici dei Bambini, che se non approvati renderanno più grigia e triste l’estate di tanti bambini abbandonati. Per diventare concreti, i progetti devono essere approvati. Ma con l’avvicendamento del Governo, l’ok del Ministero delle Politiche Sociali finora non è arrivato. Almeno per ora.