Denatalità. 2050: l’ultimo bambino nato in Italia

In un video, prodotto dalla Plasmon, si racconta la nascita di Adamo, l’ultimo bambino nato in Italia, nel 2050. Distopia o terribile possibilità?

Una distopia è un racconto (ma anche un romanzo, un film, ecc.) che immagina un futuro possibile, interpretandolo in maniera negativa. Sostanzialmente è il contrario dell’utopia e in letteratura, così come nel cinema, ha sempre goduto di un notevole fascino. Il primo esempio che si fa sempre di romanzo distopico è 1984, di George Orwell, ma lo sono anche La strada, di Cormac McCarthy, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, o la saga di grande successo Hunger Games nata dai libri di Suzanne Collins, giusto per citare qualche esempio dei più famosi.

2050: Adamo è l’ultimo bambino che nasce in Italia

Uno degli elementi che determinano la bontà di un racconto distopico è la sua “credibilità”, ovvero il riuscire a immaginare un mondo che sia il risultato plausibile derivante da elementi che sono presenti oggi e, dunque, ben conosciuti da chi legge o guarda. Ecco perché il cortometraggio prodotto da Plasmon e ambientato nell’Italia del 2050 appare così terribilmente efficace.
Per chi non lo avesse visto, stiamo parlando del video “Adamo” che la nota azienda Plasmon ha prodotto per raccontare la nascita dell’ultimo bambino in Italia.


Certo, nessuno pensa davvero che nel giro di 30 anni si possa arrivare a non vedere nascere più alcun bambino in Italia, ma la provocazione sta proprio nel fatto che la “distopia” immaginata si basa su fatti reali e ben noti: in Italia nascono sempre meno bambini!

Sempre meno nati in Italia

Ormai praticamente ogni anno le statistiche aggiornano nuovi record negativi, e le prospettiva per il 2023 non indicano certo un’inversione di tendenza. Lo sa la politica, che finalmente, a partire dalla riforma dell’Assegno Unico ha iniziato a provare a dare qualche segnale più concreto in difesa delle famiglie; lo sa il Forum delle Famiglie, che per anni ha gridato inascoltato sulla questione e oggi, finalmente, anche grazie alla grande risonanza degli Stati Generali della Natalità è riuscito a imporre pubblicamente il tema: la sa Ai.Bi., che da anni sottolinea la mancanza di prospettiva di un mondo in cui la difesa della vita, della famiglia e della natalità non sia al primo posto delle agende politiche e che insiste anche nell’indicare l’Adozione Internazionale come parte di una possibile soluzione.
Ora arriva anche un cortometraggio, che qualcuno definisce “spot”, essendo di un’azienda privata che certo ha tutto l’interesse a far sì che di bambini ne nascano molti (visto che il proprio business dipende da loro), ma che comunque riesce a cogliere con grande efficacia il pericolo a cui l’Italia sta andando incontro a grandi passi.
Perché nel 2050 presumibilmente nascerà più di un solo bambino, ma di questo passo saranno comunque troppo pochi per garantire quel ricambio generazionale e quella composizione della società che conosciamo oggi. Un mondo in cui i nonni sono già più numerosi dei bambini; in cui il sistema del welfare fatica a stare in piedi; in cui le scuole si spopolano e le culle si svuotano. Finché non ne rimarrà una sola, anche se è solo una distopia. Ma per quanto ancora?