Una bocciatura di cui andar laicamente fieri?

laicometro-og2 400 286Non senza sorpresa abbiamo appreso di essere tra le quaranta associazioni che l’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti)  ha considerato per la sua prima versione sperimentale di quello che proporrebbe come “laicometro”, ovvero un progetto teso a verificare quanto il mondo del non profit sia “laico”.

La ricerca sarebbe stata condotta da soci dell’Uaar sulle associazioni considerate tra le più importanti e seguite in base agli elenchi del cinque per mille. Questi i 5 parametri che sarebbero stati esaminati assegnando un punteggio che oscillava da +2 (impegno concreto pubblico in direzione “laica”) a -2 (impegno concreto pubblico nella direzione opposta): statuto; neutralità dei propri spazi; pluralità dei convegni che organizzano, non-organizzazione/promozione di atti di culto; attenzione per alcuni temi ritenuti “laici”.

Secondo l’Uaar saremmo quindi tra le associazioni più importanti e seguite e avremmo conseguito il primo e assoluto posto quale associazione “meno laica”, totalizzando il massimo di una presunta “negatività”, toccando il fondo della scala di riferimento (-10): alla sorpresa non può non aggiungersi anche l’imbarazzo e forse un po’ di orgoglio.

Nel comunicato dell’Uaar si segnala – per il vero con un’interessante imprecisione – che lo statuto di Ai.Bi. Amici dei Bambini non conterrebbe elementi religiosi, “ma – ecco le presunte mancanze –l’associazione, condividendone valori e finalità, risulta legata alla Fondazione Ai.Bi. istituita dall’associazione di fedeli cattolici “La Pietra Scartata”; inoltre Ai.Bi. fa parte del Forum delle Associazioni Familiari e sul suo sito – dove si legge che scopo dell’associazione «è tentare di dare ad ogni bambino abbandonato una famiglia» – non mancano esplicite condanne delle adozioni omosessuali”.

Che dire. Rispettiamo il libero esercizio di opinione, tuttavia non ci riconosciamo nelle coordinate del pensiero – temiamo marcatamente ideologico – che governa la lettura della realtà condotta da tale organismo forse arbitrariamente e senza alcun fondamento scientifico: sulla persona, sulla società, sullo Stato, sull’idea o natura stessa di laicità e di libertà abbiamo decisamente altre prospettive … laddove laico e credente sono in una persona profili assolutamente compatibili, non antagonisti o alternativi. Già Claudio Magris richiamava come “laico” non volesse “dire affatto, come ignorantemente si ripete, l’opposto di credente (o di cattolico) e non indica, di per sé, né un credente né un ateo né un agnostico. Questo termine non è un sinonimo di ateo o miscredente, ma implica rispetto per gli altri e libertà da ogni idolatria” (C. Magris, Il senso del laico, in Corriere della Sera, 20 gennaio 2008).

Non consideriamo, infatti, una minaccia per la laicità dello Stato l’organizzazione di atti di culto o la professione di una fede religiosa, di persone singole o associate; non riusciamo a cogliere inoltre come sia interpretato il dato relativo alla cosiddetta pluralità dei convegni organizzati, così come curiosa risulta la considerazione della scelta dei temi che indicherebbero lo “spessore laico” dell’organismo. Per quale ragione dedicarsi ai bambini orfani o abbandonati non sarebbe tema squisitamente laico? Speriamo non siano solo i cattolici a preoccuparsi laicamente della dignità delle persone – sempre, in ogni loro condizione, circostanza e in ogni loro stagione -, della dignità dei figli, del senso della generazione umana, delle persone ibernate al loro stato embrionale, delle donne stuprate e violentate madri stupende dei loro figli, delle mogli abbandonate perché hanno custodito nel grembo i loro figli, delle persone eliminate prima di essere partorite (tra cui le bambine semplicemente perché femmine), dei figli abbandonati per il colore della loro pelle, per la loro disabilità, per la loro presenza “socialmente ingombrante”.

Le questioni relative alla genitorialità, alla dignità dei figli, a come viene a costituirsi e costruirsi tale relazione, al senso della generazione umana, sono comunque e decisamente laiche o se si preferisce, dal profilo civile, ancorché squisitamente cattoliche…

Un’iniziativa legittima, quella dell’Uaar, ma non necessariamente autentica e automaticamente qualificata per promuovere un “laicometro” attendibile e affidabile, autorizzata a rilasciare patenti di una certa “laicità” di cui facciamo serenamente a meno, senza per questo sentirci cittadini di serie B o meno titolati di altri ad essere laicamente impegnati e presenti nella costruzione di una società libera, giusta e solidale.