Unhcr: “Mai così tanti rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale”

rifugiati200Immaginiamo che una popolazione numerosa quasi quanto quella italiana sia costretta ad abbandonare le proprie case e a fuggire nella speranza di salvare la propria vita dalla guerra, dalla miseria e da atrocità di ogni genere. Tanti sono i rifugiati nel mondo: 51 milioni, stando alle cifre presentate dall’Alto commissariato nelle Nazioni Unite (Unhcr) in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Si tratta del numero più alto di sfollati mai registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una quantità in continuo aumento, a causa del conflitto siriano e delle guerre civili che stanno insanguinando diversi Paesi del continenti africano.

Il Medio Oriente e l’Africa Subsahariana sono infatti i teatri degli scontri più violenti che costringono milioni di persone a lasciare la propria terra. Sono per la maggior parte anziani, donne e bambini in fuga da guerre, persecuzioni, stupri e massacri. In particolare per i minori, la situazione sarebbe decisamente peggiorata negli ultimi mesi. Un drammatico esempio delle condizioni in cui sono costretti a vivere i rifugiati più fragili arriva dal Medio Oriente. Le stime ufficiali parlano di 400mila bambini arrivati in Libano dalla Siria, ma in realtà sarebbero almeno 600mila. Di questi, solo 100mila hanno la possibilità di frequentare la scuola, in un Paese in cui  la formazione è prevalentemente privata e le strutture più elementari scarseggiano. La maggior parte dei minori rifugiati è invece sfruttata come manodopera a basso costo nei bar, nelle cucine e nelle fabbriche. Nel frattempo la poliomelite dilaga nelle tendopoli costruite disordinatamente a ridosso dei centri urbani. Pochissimi, infatti, sono gli sfollati che possono permettersi un alloggio in città.

Al dramma siriano si è recentemente aggiunto l’inasprimento degli scontri anche in Iraq, generando una pressione umana sui già fragili confini tra gli Stati mediorientali e mettendo a serio rischio il processo di riappacificazione della regione.

L’Africa Subsahariana, dal canto suo, ospita più di un quinto di tutti i rifugiati del mondo. Solo nel neonato Sud Sudan sono 120mila le persone prive di assistenza umanitaria, fuggite attraverso la boscaglia, senza né identità né prospettive. Non è migliore la situazione in Eritrea e in Somalia: basti pensare che le economie dei due Paesi sono talmente in ginocchio che gli alimentari e i carburanti sono spesso introvabili se non al mercato nero, gestito quasi per intero dai militari. A Mogadiscio non esiste un vero governo da più di 20 anni e il territorio somalo è diviso da spinte autonomistiche e infruttuosi interventi stranieri, incapaci di opporsi  efficacemente alle milizie di estremisti islamici legate ad Al Qaeda.

Addentrandosi maggiormente nel cuore dell’Africa il dramma dei rifugiati si ripresenta con tutta la sua forza. La Repubblica Democratica del Congo conta, a oggi, 300mila sfollati: molti di loro provengono dalla regione del Nord Kivu e si sono riversati in Ruanda, un Paese uscito a stento da 20 anni di lotte tra clan. Poco più a nord, nella Repubblica Centrafricana, dalle lotte tra milizie si è passati a veri e propri massacri interreligiosi tra la maggioranza cristiana e la minoranza islamica, con quest’ultima che sta abbandonando il Paese in massa.

“Siamo testimoni dei costi immensi che derivano da guerre interminabili – commenta il Commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres, dal fatto di non riuscire a risolvere o prevenire i conflitti. La pace è oggi pericolosamente difficile da raggiungere.

 

Fonte: Mediapolitika