Usa, adottata anche se non ha gambe e braccia. Adozione internazionale è anche questo, contro ogni tentativo di infangarla

coppia-adotta-bambina-senza-arti-stati-uniti-orig-1_mainI protagonisti dell’adozione internazionale saranno sempre loro: i bambini abbandonati, a volte con problemi molto gravi, e quelle coppie di aspiranti genitori che scelgono di accoglierli, mettendo l’amore davanti a tutto, anche agli ostacoli da superare. Questo è il vero spirito dell’adozione, nonostante i tanti, troppi tentativi mediatici di infangarla, ai quali stiamo assistendo in questi ultimi mesi.

Una bella testimonianza della forza dell’accoglienza ci arriva dagli Stati Uniti. Dove i coniugi Adrianne e Jason Stewart hanno adottato Maria, una bambina filippina, nata senza gambe e senza braccia.

A causa delle sue malformazioni, la piccola è stata abbandonata in un orfanotrofio all’età di 6 mesi. Ma mentre lei soffriva in questo istituto per bambini con disabilità, dall’altra parte del mondo una coppia iniziava un percorso che avrebbe portato le loro strade a incrociarsi. Quando l’ente per le adozioni internazionali a cui gli Stewart si sono rivolti ha spedito loro una lista di nomi di bambini adottabili, ma con problemi di salute o già grandi, Adrianne e Jason si sono resi conto di non avere mai affrontato davvero l’ipotesi di adottare un bambino con bisogni speciali. Ma è bastato vedere la foto di Maria, che all’epoca aveva 9 mesi, per innamorarsi all’istante di lei. Anche perché dalla cartella clinica non si sapeva molto: c’era scritto solo che era nata senza arti. “Non abbiamo pensato se fossimo qualificati  o abbastanza preparati come genitori per gestire e accudire una bambina come lei – ammette Adrianne -, ma sapevamo di doverla amare a prescindere.

Così, con in mano solo quella foto, gli Stewart hanno sorvolato due continenti e sono giunti da lei, per darle una seconda opportunità di essere amata. “Quando l’ho vista dal vivo la prima volta – ricorda ancora Adrianne -, aveva 2 anni e non riusciva nemmeno a tenere la testa dritta. Non sapevo se sarebbe mai stata in grado di recuperare l’uso dei muscoli, ma ero cosciente del lungo e tortuoso cammino che tutta la famiglia (gli Stewart avevano già 3 figli, di cui 2 biologici e uno adottivo) avrebbe dovuto compiere da quel momento. Non ci siamo arresi. Eppure, arrivare all’adozione di Maria ha comportato mesi di documenti da firmare e di lunghe attese.

Oggi la loro vita è radicalmente cambiata, ma felice. Maria ha 3anni, occhi visti, scintillanti e pieni di vita. Dopo un periodo iniziale di difficoltà, ora conduce una vita per quanto possibile normale. “Ha tirato fuori il meglio di noi – confessano i suoi genitori -. Ci ha insegnato a riscoprire la gioia nelle piccole cose, a non essere tristi o delusi se non riusciamo a fare qualcosa, a non dare per scontate le cose che possediamo”.

L’adozione internazionale è tutto questo. È questo lo spirito che bisognerebbe incoraggiare e promuovere, per aiutare le famiglie ad acquisire fiducia in questa forma di accoglienza che necessita, ora con non mai, di mettersi alle spalle una crisi gravissima che si ripercuote gravemente sui destini di milioni di bambini abbandonati. Invece, purtroppo, assistiamo a un fenomeno esattamente contrario. Una continua campagna mediatica di distruzione dell’adozione internazionale, nel tentativo sistematico di mettere in cattiva luce chi accompagna le famiglie all’incontro con i propri figli, con il risultato di alimentare la disaffezione delle coppie verso l’adozione. I casi de “l’Espresso”  e di “Presa Diretta” sono emblematici a questo proposito. Una piaga che fa male all’adozione internazionale e che pesa enormemente sui bambini in attesa di una famiglia.

 

Fonte: Tpi