USA: Condannata a un risarcimento di 150.000$ per aver restituito il figlio adottivo russo

La storia è una di quelle che non vorremmo mai leggere. Una donna americana del Tenessee che aveva adottato da un orfanotrofio russo il bambino Artyem all’età di 7 anni lo ha successivamente “restituito al mittente” giustificando la sua decisione dicendo che il minore sarebbe mentalmente instabile tanto da portarla a temere per l’incolumità della sua famiglia.

Il bambino è stato semplicemente messo su un aereo per Mosca insieme ad una lettera indirizzata agli ufficiali russi. Nella lettera la donna spiega la sua versione dei fatti: il ragazzo avrebbe grosse problematiche mentali e la “madre” adottiva sarebbe stata ingannata riguardo alle sue condizioni al momento dell’adozione. La famiglia afferma inoltre di essersi preoccupata per la propria incolumità dopo una serie di comportamenti violenti.

Il piccolo Artyem, giunto in patria, è stato affidato ad una comunità che si trova fuori Mosca.

A questo punto l’ente americano che si è occupato dell’adozione ha avviato una causa contro la famiglia per aver rotto il contratto ci adozione e interrotto il supporto. L’ente ha sostenuto la tesi secondo la quale il Artyem non sarebbe assolutamente violento e ha asserito che il piccolo sarebbe ancora cittadino americano e che la donna deve essere considerata legalmente sua madre.

Nel corso del processo, tenutosi in Tennessee, la ex madre adottiva ha testimoniato che il bambino voleva ucciderla. Il giudice, evidentemente, non ha creduto a questa tesi condannandola a pagare 150.000$ destinati a supportare il minore.

Il caso non ha precedenti e ha contribuito a riaprire il dialogo tra Russia e Stati Uniti sul tema delle adozioni internazionali con l’obiettivo di introdurre maggiori tutele per i minori.