Verso la soluzione il caso della bambina nata con utero in affitto e abbandonata in Ucraina: affidata al Tribunale per l’adozione – NUOVO AGGIORNAMENTO

La coppia di “genitori formali” affida la bambina nata da utero in affitto al Tribunale e non si dichiarerà contraria alla dichiarazione di adottabilità. Presto per la piccola una nuova famiglia per cominciare la sua vita da figlia. Davvero

La notizia della bambina nata da maternità surrogata e abbandonata in Ucraina dai genitori che l’avevano “richiesta” si avvia finalmente verso una soluzione: la coppia di “genitori formali”, infatti, dopo aver inizialmente ritrattato l’intenzione di abbandonare la figlia, si sono presentati al Tribunale di Torino e, come riporta Avvenire, hanno detto di “non opporsi alla pubblicazione di una dichiarazione di adottabilità”. Anzi, la coppia ha chiesto formalmente al Tribunale di occuparsi della piccola e ha ribadito la volontà di accettare tutte le procedure del caso per il bene della bambina.

Verso l’adozione la bimba nata da utero in affitto e abbandonata in Ucraina – NUOVO AGGIORNAMENTO

Un passaggio formale che verrà perfezionato nei prossimi giorni e che apre la strada all’iter dell’adozione della piccola, il cui abbandono, dal punto di vista del Codice Civile era già “un dato di fatto” – sempre citando Avvenire – visto che, lasciando la bambina per un anno in Ucraina, i “genitori formali” avevano chiaramente manifestato la volontà di non prendersene cura.
Il Tribunale ha lasciato intendere che la coppia che adotterà la piccola è già stata individuata, in una zona del Paese sufficientemente lontana da Novara e dal Piemonte per non rischiare eventuali condizionamenti.
Rimane aperta la possibile questione penale se la vicenda possa presentare gli estremi per un reato di abbandono di minore. La valutazione non è semplice, non tanto, scrive Luciano Moia su Avvenire, da un punto di vista etico (“che porterebbe facilmente a considerazioni pesantemente negative sulle scelte della coppia novarese”), ma sostanziale, visto che i “genitori formali” potrebbero facilmente dimostrare di non aver abbandonato la piccola ma averla lasciata alle cure di una baby sitter. Questioni di cui la bambina, per fortuna, non dovrà mai più sentir parlare.

Qui, sotto, il riepilogo della vicenda

“Non la sentivo mia figlia”. Così si abbandona una bambina avuta con l’utero in affitto

Secondo quanto inizialmente riportato da diversi giornali, proprio nel contesto degli accertamenti della Procura sono stati sentiti i componenti della coppia che avrebbero confermato l’intenzione di non prendersi cura della bambina. La mamma, in particolare, secondo le ricostruzioni giornalistiche, ha affermato di “Non essersela più sentita” e, con dispiacere, di non avercela fatta. “Non la sentivo come mia figlia – riporta le sue parole il Giornale. Mi dicevo: ‘Che c’entro io con lei?’ Non ce l’ho fatta”.
Anche il marito, interrogato, pare aver confermato di voler rinunciare all’adozione.
A questo punto le due vicende procederanno su binari diversi: da una parte la giustizia cercherà di districarsi tra le tante norme esistenti per capire se ci siano i termini per procedere penalmente contro la coppia per abbandono di minore, cosa che al momento pare difficile.
Dall’altra è già partito l’iter per dare la bambina in adozione. Il Tribunale dei Minori di Torino ha trovato una famiglia a cui la bambina è stata affidata, mentre, come sempre capita in questi casi dall’ampia risonanza mediatica, non mancano le richieste di famiglie pronte ad accogliere la piccola.

Intervengono gli avvocati: nessuna intenzione di abbandonare la bambina – AGGIORNAMENTO

Ma la vicenda è tutt’altro che chiarita. Anzi, all’indomani delle indiscrezioni sopra riportate sono intervenuti gli avvocati della coppia che hanno negato con fermezza le accuse. Questo il virgolettato riportato da La Stampa: “I coniugi sono stati additati come responsabili dell’aberrante
comportamento, ma neghiamo tassativamente che avessero intenzione di abbandonare la bambina. Infatti erano state avviate le pratiche per riportarla in Italia”. Anche le presunte dichiarazioni della donna sono state smentite, mentre non sono state date ulteriori spiegazioni sul perché l’eventuale iter per riportare la bambina in Italia sia cominciato dopo tutto questo tempo e perché la baby sitter trovata in Ucraina per accudire la piccola si sia rivolta al consolato.
Anche perché, come sottolinea Avvenire, se le parole degli avvocati corrispondessero alla realtà dei fatti, bisognerebbe capire come mai dopo la segnalazione della baby sitter sia stata allertata la Cooperazione Internazioanle di Polizia e sia stata fatta intervenire la Croce Rossa per accompagnare il rientro della bambina in Italia.
Nel frattempo, come noto, la bambina è stata data in affidamento a una famiglia della zona di Novara, mentre al tribunale di Torino spetta la verifica della sua adottabilità. Adottabilità per la quale, però, come sottolineato da Avvenire, il procuratore per i minorenni Emma Avezzù ha giustamente indicato sia “indispensabile che la coppia novarese formalizzi la volontà di non riconoscere la piccola“.
Il tutto, insomma, è ancora ben lontano dal trovare una soluzione.

L’utero in affitto non pone al primo posto il diritto del bambino

Al di là di come la vicenda particolare si concluderà, sperando prima di tutto che la bambina possa trovare subito la sua famiglia e crescere “da figlia” come ha tutto il diritto di fare, la vicenda pone ancora una volta in luce come non bastino i soldi (perché una maternità surrogata costa, e non poco) per creare una relazione familiare, e come i problemi possano presentarsi in ogni momento all’interno di una procedura che non per caso è vietata in molti Paesi d’Europa, Italia in testa. La speranza è che la pratica dell’utero in affitto possa prima o poi venire dichiarata fuori legge in maniera universale.
Come ha già avuto modo di esprimere in altre occasioni, Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini, ribadisce: “I diritti dei minori vengono prima dei diritti dei genitori! E se sei un bambino con dei diritti in un Paese, dovresti esserlo anche in tutti gli altri. Avere un bambino non è un diritto, ma un dono e, soprattutto, la genitorialità è una responsabilità”.