Utero in affitto. L’Inghilterra rimuove ogni freno. L’Italia, invece, si conferma faro di civiltà

Griffini (Ai.Bi.): “Nostro ordinamento tutela necessità che diritto del minore prevalga sui capricci degli adulti”

Il Regno Unito ha una legge sulla maternità surrogata dal lontano 1985. Dal 2010 è stata aperta anche alle coppie omosessuali, scelta che ha contribuito a far triplicare i numeri del ricorso alla pratica negli ultimi sette anni. Eppure, evidentemente, per il mondo anglosassone questa ventata di “progresso” non era sufficiente. Così i movimenti Lgbt inglesi stanno oggi per raggiungere il loro obiettivo: l’attribuzione della genitorialità legale del bambino subito dopo la nascita, senza dover attendere (come avviene attualmente) la sentenza di un tribunale che la certifichi. Cosa che, in base alle norme vigenti, dopo il sesto mese di vita del bambino. Questo fa sì che la madre surrogata abbia a disposizione sei mesi di tempo per cambiare idea e reclamare la genitorialità del piccolo.

Una realtà retrograda, evidentemente, per i soliti “progressisti” d’avanguardia. Per i tecnici bisogna invece alleviare la madre dal peso economico e psicologico di dover gestire il bambino. Senza contare la necessità di semplificare le procedure al fine di evitare cause e ricorsi. Così le Commissioni competenti hanno diramato una raccomandazione, posta al centro di una consultazione pubblica fino al 27 settembre, che è destinata a diventare un parere formale per il Governo e il Parlamento britannici e che prevede che le coppie “committenti” possano “portarsi a casa” il bambino acquistato subito dopo il parto…

E così, con la scusa della semplificazione normativa e del pragmatismo, si finirà per equiparare la GPA (Gravidanza Per Altri) alla maternità naturale.

Fortunatamente l’Italia – commenta il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini da questo punto di vista, si conferma un baluardo contro la barbarie, tutelando la necessità che il diritto del minore prevalga sui capricci degli adulti. Nel nostro Paese la GPA è vietata per legge e, nonostante i numerosi tentativi di eludere le norme ricorrendo a questa pratica all’estero, questi sono tutti andati incontro a numerose problematiche al momento della trascrizione dell’atto di nascita. Nel dicembre 2018 è arrivata la sentenza tombale della Corte Costituzionale che ha decretato come il divieto non solo non sia illegittimo ma ha anzi evidenziato come la pratica dell’utero in affitto ‘offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane’”.

Negli ultimi giorni, a proposito della Legge 40 del 2004, la Corte Costituzionale ha confermato come non sia illegittimo il divieto di procreazione assistita per coppie omosessuali. La questione è emersa in merito alla vicenda di due donne che volevano ricorrere, a causa di patologie, alla fecondazione assistita. Interessante, in tal caso, è stato l’intervento dell’Avvocatura dello Stato, che ha spiegato, attraverso l’intervento della dottoresa Gabriella Palmieri, che “non esiste un diritto assoluto alla genitorialità” e come l’interesse del minore debba essere “l’unico faro, ricordando altresì che “non tutto ciò che la scienza e la tecnica consentono diventa diritto, c’è sempre una scelta che viene democraticamente affidata dal sistema al legislatore”.