Valentina, 45 anni: dopo 5 giorni abbiamo dovuto lasciarlo!

Mirko viene dalla Bulgaria, ha 8 anni. Un bambino dal carattere forte e che si sforza di apparire tale, da quanto racconta Valentina, sua mamma adottiva: Mirko tiene moltissimo a dimostrare che riesce farcela da solo. Talvolta sembra che si neghi e che faccia il duro, «in realtà come tutti i bambini ha bisogno degli altri ed è felice di sentirsi cercato dalle attenzioni di qualcuno», dice Valentina.

Valentina e Stefano, di 44 e 45 anni, sono tornati a casa con Mirko il 10 marzo. Il loro iter è iniziato nell’ormai lontano 2007. Un iter piuttosto lungo, come mai?

Non dovete chiederlo a noi! Non era nostro desiderio aspettare; ma la burocrazia fa queste cose, purtroppo. Avevamo anche fatto richiesta per una coppia di bambini, all’inizio, anziché per uno solo. Aspettiamo che finalmente si chiuda definitivamente il nostro iter, quando il Tribunale dei minori ci invierà la sentenza di delibazione. Abbiamo dovuto armarci di pazienza, ma… come ho detto, questa è la burocrazia.

 

Quando avete incontrato Mirko?

Lo abbiamo conosciuto in due viaggi: il primo nel settembre 2011, il secondo viaggio nel marzo 2012, per portarlo a casa con noi. Nel 2011 lo abbiamo tenuto 5 giorni con noi con il permesso dell’istituto dove viveva, che ci ha concesso volentieri di trascorrere del tempo con lui in quanto i locali erano sottoposti a ristrutturazione. Purtroppo è stato un periodo-lampo, in 5 giorni non abbiamo avuto modo di approfondire più di tanto la conoscenza con il bambino. Lui da subito ha legato moltissimo con la figura paterna: un rapporto istantaneo, ci siamo detti. Riconosce più facilmente la figura maschile e tendeva a confendermi e a sovrappormi con la figura della nostra referente sul Paese, che conosceva la sua lingua. Ci è voluto un po’ di tempo per affinare la conoscenza e le dinamiche del nostro rapporto. Lui è u carattere forte e sicuro di sé: i primi giorni voleva fare tutto da solo, ma vedo che, arrivati ad oggi, ha smesso con questo atteggiamento. Ora non vuole fare e vedere nulla senza noi due.

 

Raccontateci il momento del primissimo impatto.

Be’, lui era molto emozionato. Ma non lo dava a vedere per niente. Era molto, molto controllato. Non voleva mostrare i suoi sentimenti. Anche quando ci ha salutati, al momento della partenza dall’istituto, è rimasto in silenzio e sulle sue. Ma abbiamo visto, alla fine dei 5 giorni trascorsi insieme durante il primo viaggio, che era molto provato dall’idea di separarci. Durante il secondo viaggio, quello definitivo, lo abbiamo visto schiudersi e cominciare a tormentarci di domande su di noi e sull’Italia: aveva capito che la sua vita sarebbe cambiata.
Quelle domande ci tempestano anche oggi! Gli piace tantissimo stare in Italia e l’ha completamente identificata con la nostra famiglia, molto spesso ci chiede: “Ma io starò sempre in Italia? o mi riportate lì?”. Vuol essere sicuro che resterà per sempre e ce lo manifesta continuamente: “Io voglio stare sempre in Italia, sempre in Italia”, ci dice.

 

Come vi siete avvicinati all’adozione, e che cosa consigliereste alle coppie principianti?

Ci siamo arrivati quando abbiamo iniziato a vedere che figli naturali non ne arrivavano. È stata la strada giusta per noi. All’inizio ero orientata verso l’adozione nazionale e mio marito invece spingeva per un’internazionale. Le difficoltà non sono mancate e in modo particolare, per me, sono state difficoltà nella lingua, che mi pesano molto. Senza contare le difficoltà legate alla burocrazia. Per questo vorrei dire alle coppie di chiedersi: ci sentiamo pronti?

Devo comunque dire che è stata un’esperienza bellissima. Vedo che mio figlio è sereno. Non è più così duro: è molto aperto con la gente che vede per strada. È curiosissimo, si guarda attorno, vuole sapere a che cosa serve quel negozio che ha visto, che cosa fa quel passante che abbiamo incontrato. Vuole conoscere tutto. Gli piace davvero trovarsi qui, non c’è altro da dire. E dorme serenamente.